“Anche a Bari sala strapiena”… “Guardate che accoglienza stupenda a Foggia”. A guardare il profilo Facebook di Matteo Salvini sembrerebbe che la Puglia si sia risvegliata leghista. Sale strapiene, folla in delirio, magliette con il simbolo del Movimento, bandiere e cori in stile stadio come “Un capitano, c’è solo un capitano”. Sarà, forse, l’attitudine a guardare il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto. Perché all’interno la situazione era quella descritta, ma all’esterno le immagini parlano di contestazioni e cori niente affatto lusinghieri.

Uova, pomodori, fumogeni e cariche delle forze dell’Ordine. Da Lecce a Foggia, una tregua solo a Bari. È questo il bilancio del tour pugliese di Matteo Salvini. Ma l’interessato non fa una grinza e annuncia che a Bari e a Lecce tornerà “perché la sicurezza qui è qualcosa di cui occuparsi e preoccuparsi”. A preoccuparlo, però, dovrebbe essere l’accoglienza riservatagli nel Tacco d’Italia a 20 giorni dalle regionali. Perché se, come dice, potrebbe farsi “coccolare dai sondaggi e stare a casa tranquillo”, sarebbe più prudente sentire anche il polso della piazza. Quella vera e non quella ovattata delle stanze chiuse delle convention.

La prima piazza a manifestare il proprio disappunto è stata quella di Lecce. La sala dell’Hotel Tiziano è gremita di sostenitori, con tradizionale maglietta firmata “Noi con Salvini”, bandiere e cori. Accanto a lui la candidata alla presidenza della Regione, sostenuta dalla Lega, Adriana Poli Bortone, che riempie la sala essendo stata sindaco della città per 10 anni. Per lui applausi a scena aperta quando ha sfoderato il fronte dei “no”: no al gasdotto Tap, no all’abbattimento degli ulivi colpiti da Xylella, no ad alleanze con Alfano. Dentro gli applausi, fuori tutto il resto. Oltre il doppio i contestatori che, muniti di uova e con striscioni e cori, hanno aspramente criticato il leader della Lega. Non una folla di ragazzini dal volto coperto da bandana, ma una variegata platea proveniente da centri sociali, partiti politici di sinistra e associazioni universitarie. “Persone con problemi a cui bisognerebbe insegnare l’educazione oltre al fatto che le uova servono per fare la frittata” taglia corto il successore di Maroni e del Senatùr.

Seconda tappa, Bari. Digos e carabinieri in tenuta antisommossa. Cordoni di poliziotti pronti a fronteggiare anche nel capoluogo regionale ciò che si sono trovati davanti i colleghi di Lecce. Ma qui va meglio. Salvini per prudenza entra dall’ingresso laterale ma ad attenderlo fuori non c’è nessuno. Nel chiuso della stanza da 200 posti dell’Hotel Villa Romanazzi Carducci trova, invece, centocinquanta tra candidati e rispettivi familiari, in abbigliamento tipico. Galvanizza la platea e riceve in cambio lo stesso entusiasmo. Video di rito e post su Facebook per dimostrare “che sono i giornalisti a parlare solo dei contestatori”.

L’auto che accompagna Salvini macina chilometri e arriva a Foggia. Ma qui l’accoglienza è ancor più aspra di quella riservata a Lecce. Uova, banane, fumogeni, pomodori e cori. La situazione è tesa e la polizia carica una cinquantina di manifestanti. La rabbia è la stessa come la replica del segretario federale della Lega Nord: “I soliti violenti dei centri sociali che attaccano noi e le forze dell’ordine. IO NON MI FERMO ma Alfano, se ne è capace, faccia il suo lavoro e permetta alla gente perbene di manifestare!”. Quando e se Matteo Salvini tornerà a calcare il Tacco non si sa, come non si può ancora prevedere se riuscirà a risollevare quello 0,06% ottenuto dalla Lega Nord in Puglia nelle politiche del 2013. Non è detto che per ottenere l’obiettivo basti la maglietta personalizzata per ogni città che ha battuto, o i cavalli di battaglia del suo pensiero politico.

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