L’Antitrust ha inflitto due sanzioni, per la cifra complessiva di oltre 13 milioni di euro, alle società My Chef e Chef Express, che si occupano dei servizi di ristoro sulla rete autostradale. L’accusa è di avere siglato “un’intesa orizzontale di ripartizione dei mercati” condizionando le gare di assegnazioni di appalti pubblici, compromettendo la concorrenza.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha in particolare multato Chef Express per 8,4 milioni e My Chef per 4,9 milioni di euro nell’ambito di alcune gare per la ristorazione in aree di servizio della rete gestita da Autostrade per l’Italia. Nel 2013 sulla rete sono infatti andati in scadenza 51 servizi ristoro su 56 aree di servizio. Concluse le procedure di gara per l’affidamento, la società consulente ha segnalato all’Agcm delle anomalie emerse in occasione dell’analisi di congruità delle offerte: 16 dei 43 lotti avevano infatti evidenziato un “comportamento insolito e speculare” da parte delle due società, che si sfidavano con “offerte tecniche di buona qualità ma rilanci contenuti economici” da una parte e “offerte di modesta qualità tecnica ma forti rilanci sulla componente economica” dall’altra. È stata di conseguenza ipotizzata l’esistenza di un possibile coordinamento tra My Chef e Chef Express, con l’obiettivo di influenzare artificialmente il confronto competitivo e di conseguenza le condizioni economiche di aggiudicazione dei relativi lotti, violando la normativa a tutela della concorrenza. L’istruttoria ha portato l’Antitrust a emettere le due sanzioni ai danni delle società di ristorazione.

La sanzione può essere contestata entro 60 giorni e Chef Express ha già divulgato una nota in cui si difende dalle accuse e annuncia il ricorso: “La quota di mercato rappresentata dalle 8 aree aggiudicate a Chef Express e interessate dal provvedimento non raggiunge il 2% del mercato della ristorazione autostradale in Italia. L’Agcm sanziona un supposto accordo tra due imprese che rappresentano rispettivamente l’8,1% e il 3,7% di un mercato in cui l’operatore leader vale circa il 70% e i restanti players si dividono la quota residua”. La società controllata dal gruppo Cremonini ha definito il provvedimento “abnorme e spropositato“, concludendo: “Viene ingiustamente colpito uno dei pochi, e sicuramente il più attivo, tra i competitors di questo mercato che, coraggiosamente negli ultimi 10 anni e con tutti i mezzi giurisdizionali e amministrativi a disposizione, ha contribuito a scardinare il sostanziale monopolio che si protraeva da decenni”.

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