La procura della Corte dei conti ha citato a giudizio l’intera giunta dell’ex sindaco Pd Flavio Delbono (tra loro c’è anche l’ex assessore Nicoletta Mantovani, vedova di Pavarotti) per l’appalto del People Mover, il progetto di monorotaia sopraelevata per collegare aeroporto e stazione. Il danno erariale contestato è di 14,9 milioni nei confronti del Comune di Bologna e di Tper, la società di trasporto pubblico.

Intanto la Sab, società a maggioranza pubblica che gestisce l’aeroporto cittadino ha stanziato oltre 8 milioni per la contestata navetta. Ancora una volta dunque fondi pubblici vengono dati a un’opera sotto processo: un mese fa la giunta regionale Pd di Stefano Bonaccini aveva stanziato 20 milioni di euro per la grande opera, nonostante fosse appena partito un altro processo, quello penale sull’appalto e la concessione del trenino. A vincere l’appalto era stato il Ccc, Consorzio cooperative costruzioni, gigante delle coop rosse emiliane.

L’udienza davanti alla Corte, che dovrà valutare le accuse, è fissata il prossimo febbraio 2016. Il procuratore della Corte dei conti dell’Emilia Romagna, Salvatore Pilato ha chiesto all’ex sindaco, ai suoi assessori (Villiam Rossi, Luciano Sita, Plinio Lenzi, Milena Naldi, Maurizio Degli Esposti, Luisa Lazzaroni, Nicoletta Mantovani) e alla dirigente Francesca Bruni di risarcire un totale di 5.959.000 euro alle casse pubbliche per avere, secondo l’accusa, consentito con una delibera del 2009, che la società dei trasporti cittadina Atc, partecipata in maggioranza dal Comune (oggi si chiama Tper e la maggioranza è della Regione) entrasse nell’azionariato di Marconi Express. Quest’ultima è la società che dovrebbe costruire e poi gestire l’opera: una società costituita appunto al 75 per cento dal Ccc e al 25 per cento da Atc. Questo nonostante il People mover fosse stato appaltato come un’opera in project financing, in cui il vincitore dell’appalto, un privato, si sarebbe ripagato i costi della costruzione dell’opera attraverso la gestione della navetta per 35 anni.

Dove sta il danno erariale? Il ragionamento dei pm contabili è molto tecnico. Il fatto che Atc entri nell’azionariato di Marconi Express, secondo l’accusa, farebbe sì che l’appalto non sia più un project financing. “La stazione appaltante – scrivono i pm – avrebbe dovuto rinnovare la gara modificandone l’oggetto”. Il ragionamento dei magistrati prosegue: “Avendo deciso di affidare la gestione dell’infrastruttura a una società a partecipazione completamente pubblica (Atc), la nuova gara avrebbe dovuto avere a oggetto la sola progettazione e costruzione dell’infrastruttura oppure l’individuazione di un socio partecipante a una società mista in cui il privato sarebbe stato incaricato della progettazione e costruzione dell’infrastruttura e Atc l’avrebbe gestita”. Infatti, sostengono i pm, un bando di gara per la semplice costruzione dell’infrastruttura (si tratta di 5 chilometri di monorotaia soprelevata) avrebbe suscitato un numero di offerte molto maggiore: quindi una maggiore concorrenza e di conseguenza dei prezzi più bassi per l’amministrazione comunale. Un risparmio, una “perdita di sconto” sull’appalto, che la procura stima in 14 milioni. In effetti ai bandi in project financing nel 2007 non si presentò nessuno, e nel 2008 si presentarono solo in due: Ccc e la cordata italo-spagnola Acciona-Ghella. I pm contabili inoltre ricordano i rischi e gli oneri finanziari che il Comune, azionista di Atc (e oggi in quota minore di Tper) si è assunto entrando nell’azionariato della Marconi express.

E intanto proprio mentre arriva la notizia delle citazioni a giudizio della Corte dei conti, la società dell’aeroporto ha annunciato che dopo i 2,7 milioni già stanziati per il People mover nel 2007, ora mette a disposizione altri 8 milioni, anche se non in contanti, ma in “strumenti finanziari partecipativi”: di fatto si tratta di una via di mezzo tra le tradizionali azioni e le obbligazioni. Comunque un titolo di debito in mano alla Marconi express. Tutto mentre i lavori per la grande opera bolognese non sono mai cominciati.

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