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Hera, il sindaco di Bologna ritratta: “Non venderemo azioni della multiutility”

Dopo l'annuncio del cedimento tra le polemiche nei mesi scorsi, Virginio Merola ha dichiarato che l'amministrazione ha trovato una soluzione alternativa
Hera, il sindaco di Bologna ritratta: “Non venderemo azioni della multiutility”
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Il Comune di Bologna non venderà le azioni della multiutility Hera. Ad annunciarlo è stato il sindaco Virginio Merola dopo la decisione della Giunta che è stata preannunciata ai sindacati. “Questa scelta – ha detto – non pregiudica le capacità di investimento del Comune”. La decisione è stata presa dopo che il Comune (nell’ambito della riforma dello statuto della multiutility che prevede che i soci pubblici scendano fino al 38% pur mantenendo il controllo) aveva lasciato intendere la possibilità di tornare a vendere azioni.

Attualmente, con il 9,7%, il Comune di Bologna è il principale azionista di Hera e, di fatto, il leader del patto di sindacato. Una leadership che intende rafforzare con il sottopatto che sarà siglato con i piccoli Comuni dell’area. “Porteremo in consiglio comunale – ha detto Merola – la delibera che prevede la discesa al 38% della quota pubblica, parallelamente all’impegno del Comune di non vendere azioni e alla volontà di creare con i Comuni della Città metropolitana, Imola esclusa, un patto per un’azione comune che metta al centro temi come la democrazia economica e la partecipazione”.

La scelta di non vendere le azioni non è, ha detto il sindaco, “un atto demagogico, perché siamo stati in grado di cercarci altri fondi per gli investimenti che sono già arrivati con l’assegnazione diretta di 40 milioni di fondi strutturali alla Città metropolitana e che arriveranno dalla quotazione in borsa dell’Aeroporto e dall’impegno, assunto insieme alla Regione, di ottenere altre quote di fondi strutturali. Queste decisioni permettono al Comune di continuare a godere della ripetitività dei dividendi, di lasciare il controllo di Hera saldamente in mano pubblica, ma anche di dare la possibilità di vendere azioni ai Comuni che non hanno alternative”.

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