Pinocchio e volpe turchina - Fabio Govoni
Pinocchio e volpe turchina – Fabio Govoni (http://fabiogovoni.com/)

Questo breve intervento è dedicato ai monoteisti della crescita. A tutti coloro, cioè, che da anni amano farsi ipnotizzare dalle fiabesche narrazioni sulla ripresa economica declamate dalle fate, dai premier e dagli economisti turchini.

Come ho ampiamente argomentato dal giorno della nascita del think-net Low Living High Thinking, l’era della crescita economica ‘ad ogni costo’ è fortunatamente agli sgoccioli. Per lo meno, quella misurata dal Pil, un indicatore la cui valenza per il benessere delle persone è all’incirca pari all’utilità che aveva il Campo dei Miracoli per Pinocchio, dove il Gatto e la Volpe lo avevano indotto a seminare le sue monete d’oro.

Proprio in questi giorni, nel suo World Economic Outlook, il Fondo Monetario Internazionale ha infatti ufficializzato che, tanto per le economie sviluppate quanto per quelle emergenti, le prospettive di crescita economica globale per il prossimo quinquennio saranno sensibilmente inferiori a quanto avvenuto nel periodo pre-crisi.

Per chi è assetato di numeri e di tabelle, questo è il documento integrale. Per chi preferisce invece trangugiare in un sol sorso l’antidoto contro l’elisir di lunga crescita, eccovi questo semplice grafico:

Grafico

Nel prossimo quinquennio, l’incremento medio annuo del Pil delle economie sviluppate scenderà al +1.6%, rispetto al +2.3% che si registrava prima della Crisi. Per i Paesi emergenti la flessione sarà ancor più significativa, in quanto passerà dal +6.6% medio annuo del periodo 2001-2007 al +5.2% del prossimo quinquennio. Poi, ovvio: ci saranno sempre i gufi (quelli veri, quelli cioè che si ostinano a manipolare al rialzo le previsioni) a mugugnare che l’incremento resta pur sempre positivo. Ma a questi si risponde con un tenero sorriso, invitandoli a osservare le tendenze di lungo periodo: il processo a cui stiamo assistendo ha un respiro molto ampio.

Facciamocene una ragione, siamo definitivamente entrati nell’era della post-crescita, una fase in cui i criteri-guida per la conduzione delle nostre vite e delle nostre attività saranno ispirati a concetti come sobrietà, sufficienza, condivisione, durabilità, riciclo, accesso, conservazione, relazione, equità, benessere, tempo libero. O, in un parola, bioeconomia: una disciplina che, a differenza di quanto vi raccontano i predicatori della ‘crescita infinita in un mondo dalle risorse finite’, confina finalmente l’economia all’interno della sua definizione etimologica (amministrazione dei beni domestici), abbandonando quell’approccio illusoriamente deterministico tipico delle scienze ‘dure’ come la matematica e la fisica (se A allora B), e ripristinando una rigorosa disciplina della sostenibilità come vincolo ineludibile per ogni processo produttivo ed umano.

Ora potete spargere il verbo presso tutti quei crociati della crescita di cui i governi occidentali (e molte scrivanie intorno a voi, specialmente se occupano in organigramma una posizione superiore alla vostra…) sono pieni zeppi fino alla nausea. Lo sviluppo economico – almeno dove ci sarà – sarà progressivamente inferiore a quanto abbiamo sperimentato fin ad ora: prima ce ne convinceremo e prima potremo adottare comportamenti virtuosi. O, come dice qualche impenitente visionario, resilienti.

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