L’amministrazione Cinque stelle di Parma li aveva presentati come uno strumento di partecipazione dal basso, ma alla luce dei risultati la minoranza li definisce un flop. Sono i consigli dei cittadini volontari, introdotti nella città ducale dalla giunta di Federico Pizzarotti come sistema per sopperire l’eliminazione della rappresentanza decentrata dei quartieri e fare da interfaccia tra territorio e Comune.

Le candidature arrivate per prendere parte alle elezioni nei consigli volontari, però, dimostrano che l’esperimento di partecipazione sembra ancora lontano dal poter essere definito un successo. Su circa 160mila residenti eleggibili, i candidati consiglieri sono in tutto 169, di cui 125 si sono autocandidati e 44 hanno accettato la partecipazione su un totale di 650 persone sorteggiate inizialmente. Tra questi, dal 18 al 24 aprile i cittadini di Parma potranno votare online i rappresentanti dei tredici quartieri della città.

In alcune circoscrizioni però le elezioni non si terranno nemmeno, perché non è stato raggiunto il numero necessario per costituire il consiglio: a San Pancrazio per esempio si sono fatti avanti solo 7 candidati, a San Lazzaro 6, mentre a Cortile San Martino si sono proposte soltanto 8 persone. E anche negli altri dieci quartieri, a ben guardare, i numeri non sono molto più alti e non superano mai la soglia dei 20 candidati, anche se potranno comunque garantire il regolare svolgimento delle elezioni.

“E’ in atto una rivoluzione che parte dal basso, che vogliamo sia sana e trasparente, con le difficoltà che comporta e il percorso faticoso che è tipico di ogni processo nuovo – ha spiegato il vicesindaco Nicoletta Paci, che ha seguito l’iniziativa sin dalla sua nascita – Sono anni che la partecipazione viene mortificata, a livello locale come nazionale. È vero, si tratta ancora di poche persone, ma dobbiamo pensare che prima questo tipo di rappresentanza era gestita dai partiti, mentre con questa modalità nuova sono i cittadini che si sono mossi, facendo un lavoro importante”.

Secondo la minoranza però i numeri sono quelli di un flop. “Su 650 posti nelle liste, ne sono stati coperti appena 169 – spiegano il segretario cittadino del Pd Lorenzo Lavagetto e il capogruppo in consiglio comunale Nicola Dall’Olio – Su 650 estratti a sorte, i cittadini che hanno accettato la candidatura sono 44. In pratica veramente pochissimi”. La sconfitta dei Cinque stelle sulla partecipazione risale, dice il Pd, agli incontri nei quartieri cominciati a inizio mandato e sfociati nella Giornata della democrazia. Un’iniziativa che, accusa l’opposizione, ha tenuto impegnato il consiglio comunale per oltre un anno nel ridisegnare il nuovo Statuto, allontanandolo invece dai veri problemi di Parma.

“In questo modo – spiegano – l’amministrazione ha dimostrato insensibilità e distanza dai cittadini, che non a caso hanno poi disertato i consigli dei cittadini volontari”. Un processo dove inoltre la partecipazione sarebbe venuta a mancare anche in consiglio comunale, visto che la giunta ha approvato con la sola maggioranza Statuto e regolamento, “giusto in tempo per poterli sbandierare come simbolo della nuova democrazia e partecipazione in un happening nazionale di dissidenti grillini a inizio dicembre”.

A operazione conclusa, il Pd ora chiede di sapere il costo dell’intero intervento, dal materiale promozionale spedito nelle abitazioni dei cittadini ai manifesti stampati, fino alle pagine di pubblicità sui giornali. “Speriamo che l’amministrazione metta da parte la retorica antipolitica – conclude l’opposizione – e abbia il coraggio di ammettere che la democrazia non è uno slogan da rivendere su una pagina Facebook, ma un sistema di regole e diritti con i quali non si può improvvisare. E che decida finalmente di occupare il consiglio comunale con i problemi che affliggono la nostra città: i fatti dicono che non c’è altro tempo da perdere”.

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