Determinante prima, irrilevante poi. È il test psico attitudinale per gli aspiranti piloti. Quello senza il quale solo meno di un terzo dei candidati arriverebbe in fondo. L’edizione online di Der Spiegel rivela che, archiviato quello, più del 90% supera l’addestramento. È un esame così importante da non venire mai più ripetuto. Eppure è proprio durante la formazione e nel corso della vita, lavorativa e non, che i piloti (e non solo loro, come qualsiasi lavoratore) accumulano stress e patologie.

Un comandante di lungo corso, rigorosamente anonimo, “pizzicato” sempre dal magazine tedesco, rivela che le assenze “per sindromi da stanchezza cronica e problemi psichici sono aumentate drasticamente”. Eppure, avverte, i suoi colleghi tirano avanti lo stesso: “Grazie all’alcol e ai medicinali”. Il management mette sotto pressione la categoria (Andreas Lubitz si sarebbe lamentato delle condizioni di lavoro e manifestato timori per il contratto con una ex compagna), ma le compagnie non forniscono dati circa la diffusione dello stress. “La Lufthansa non ha informazioni sulle eventuali malattie che colpiscono i suoi dipendenti. Nel caso dei piloti, abbiamo certificati di idoneità, di non idoneità o di idoneità con riserva al volo”, ha confermato all’Ansa Helmut Polksdorf, portavoce di Lufthansa.

Il problema, esattamente come è stato per Andreas Lubitz, è che pochi ufficiali condividono eventuali “disturbi”. I rischi di restare fuori dalla cabina sono troppi. Il copilota del volo 4U9525 era malato (citando fonti investigative, Welt am Sonntag parla di una grave sindrome psicosomatica e di numerosi medicinali rinvenuti durante la perquisizione della sua abitazione): i medici ne erano a conoscenza e il primo ufficiale era in cura. E poi, la vista: quella di Andreas Lubitz si era abbassata già di circa il 30%. È quanto rivelano fonti investigative francesi, citate da Le Figaro. Chi veramente avrebbe dovuto saperlo, il suo datore di lavoro, non poteva esserne informato. Solo così un giovane che sognava di assumere il comando di un aereo civile è riuscito a far schiantare un A320 con a bordo 144 passeggeri e altri 5 membri dell’equipaggio. Ammazzando loro e seppellendo la burocrazia medica e aeronautica . La clinica universitaria di Düsseldorf ha confermato che Lubitz era in terapia, ma non per problemi mentali, anche se di origine forse psicosomatica. L’azione assassina di Lubitz – ma gli inquirenti dicono di non escludere ancora il guasto tecnico – ha messo in risalto le possibili falle di un sistema. Raphael Diepgen, psicologo all’Università di Bochum e esperto pilota civile, ha manifestato dubbi sulla validità degli esami sui candidati: “Che i test siano in grado di distinguere tra quelli idonei è oltremodo discutibile”.

Esistono società specializzate che offrono costosi corsi per affrontare la prova psico attitudinale e la DLR che lo conduce non può sapere chi l’abbia frequentato e chi no. Ci sono aspiranti che ripetono il test più di una volta. Lo stesso numero uno di Lufthansa, Carsten Spohr, già pilota, aveva chiarito che nella selezione non vengono cercati i migliori, ma quelli con determinati caratteristiche. Tra le quali la predisposizione al lavoro di gruppo. Esattamente quello che non aveva Lubitz. La Süddeutsche Zeitung ha scoperto che la cartella di Lubitz era di quelle con la sigla SIC, che sta per Specific Regular Medical Examination. I sanitari devono attestare l’idoneità, ma non sono tenuti ad informare l’azienda del tipo di problemi. Una garanzia della privacy dei piloti, ma non una tutela per tutti gli altri e della quale Lubitz si è servito. L’ex fidanzata del primo ufficiale, ha rivelato alla Bild che il giovane le aveva confessato che “un giorno tutto il mondo conoscerà il mio nome”.

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