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Corruzione, Confindustria: “Se fosse al livello della Spagna Pil più alto di 0,6%”

Alfredo Baban, presidente della Piccola industria di viale dell'Astronomia, riconosce che il fenomeno ha un impatto negativo sulla crescita stimabile in circa 9,7 miliardi di euro all'anno. Estirparla vorrebbe dire eliminare "più della metà del differenziale di velocità con il resto d’Europa". Anche il governatore di Bankitalia Visco ha citato la corruzione tra i fattori che affossano l'economia
Corruzione, Confindustria: “Se fosse al livello della Spagna Pil più alto di 0,6%”
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La corruzione “taglia le gambe alla crescita“. Che sia così, ormai sembra assodato: lo ripetono con crescente frequenza economisti, magistrati e centri studi. Ma venerdì a corroborare la tesi è arrivata anche una voce interna a Confindustria, di solito molto cauta su questi temi. “Se riducessimo il livello di corruzione a quello della Spagna, il Pil potrebbe aumentare dello 0,6% all’anno“, ha detto infatti Alberto Baban, leader della Piccola Industria di viale dell’Astronomia, durante la sua relazione al convegno biennale dei piccoli imprenditori. In valore assoluto, si tratta di circa 9,7 miliardi. “Avremmo così chiuso più della metà del differenziale di velocità con il resto d’Europa”. Nello stesso giorno, per altro, anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha affermato che “i problemi” che causano la stentata crescita del Pil dell’Italia sono “la bassa concorrenza, i servizi inadeguati, la carenza di produttività e la corruzione”. Problemi “non tanto distanti da quelli degli anni Ottanta”, ha ricordato Visco, intervenendo alla cerimonia che si è svolta a La Sapienza per celebrare i 30 anni dalla morte dell’economista Ezio Tarantelli, ucciso dalle Brigate rosse il 27 marzo 1985.

Secondo Baban burocrazia, corruzione, insufficiente concorrenza, incapacità di adeguare le infrastrutture e ritardi dell’istruzione provocano ogni anno all’economia italian “perdite pari a 485 miliardi, 19.400 euro a famiglia”. “Altro che gli 80 euro“, si legge nella relazione. La discesa del costo del petrolio, l’euro meno forte e il calo dei tassi di interesse “daranno una spinta al Pil di 2,1 punti percentuali quest’anno e 2,5 il prossimo”, ha sostenuto Baban citando le previsioni del Centro studi di Confindustria, ma questa “non può essere considerata la soluzione dei nostri mali”. E’ “solo una boccata di ossigeno”, che vale poco nel momento in cui le imprese italiane corrono “con uno zaino sulle spalle” e devono “gareggiare con una gamba ingessata” a causa di “lentezza, sprechi pubblici, burocrazia”.

In particolare la burocrazia “ogni anno ci costa almeno un 4% di minore Pil”. La corruzione, a sua volta, “taglia le gambe alla crescita: se la riducessimo al livello della Spagna il Pil potrebbe aumentare dello 0,6% in all’anno”. Poi, “l’incapacità di adeguare le nostre infrastrutture agli standard degli altri Paesi sottrae il 2% al Pil, senza contare la minore efficienza che questo comporta per il sistema Paese”. E “i ritardi della nostra istruzione ci costano un altro 13%”.

 

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