Dietro la sparatoria che ha insanguinato le strade della Chinatown di Milano c’è un regolamento di conti tra le bande cinesi che si contendono il controllo sul racket delle estorsioni e sullo spaccio di droghe sintetiche. I primi sospetti dei carabinieri di via Moscova sembrano confermati dallo spessore criminale del presunto killer, Hu Yongxiao, detto “Wenjie“, 23 anni (nella foto). Per i detective dell’Arma è stato lui, sabato notte davanti al bar-karaoke di via Signorelli, a sparare al connazionale 36enne Hu Xipu, poi morto all’ospedale San Carlo, e al 37enne Wu Fangping, ancora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Niguarda. Il motivo? I militari sospettano che la gang di Hu Yongxiao volesse mettere un freno all’ascesa di Hu Xipu e del suo gruppo.

hu omicidio cihinatown-330Ma la sua fuga è durata poco meno di 24 ore. Subito dopo gli spari di via Signorelli è fuggito da Milano per cercare protezione da alcuni conoscenti a Prato (ignari della sparatoria), che lo avrebbero aiutato a rientrare in Cina. La sua corsa però si è fermata alla stazione del capoluogo toscano, dove i carabinieri del Nucleo Investigativo – guidati dal colonnello Alessio Carparelli – lo hanno arrestato sabato sera.

Il suo curriculum criminale è un lungo elenco di precedenti per traffico di droga, resistenza e porto abusivo d’armi. Non solo. Hu Yongxiao, dal 2011 al 22 agosto 2013, è stato in carcere e coinvolto nella maxi operazione contro la criminalità orientale “China Blue” del 2012. Un’operazione storica, che ha però scardinato gli equilibri di potere nelle strade della Chinatown milanese: perdita di prestigio per qualche gang e opportunità di ascesa per altre. Da quel momento, via Sarpi e le sue arterie vengono attraversate da tensione costante: la scorsa notte è stato toccato il picco.

Nel karaoke di via Signorelli, Hu Xipu sta festeggiando il suo 36esimo compleanno. Si materializza il gruppo di Hu Yongxiao, una decina di persone in tutto. Le due bande si scambiano sguardi elettrici. Volano insulti. La lite si sposta fuori. Hu Yongxiao ha con sé una pistola, forse per minacciare i rivali. E quando Hu Xipu e i suoi tirano fuori i coltelli, lui spara. Sul marciapiede rimangono Hu Xipu e Wu Fangping. Gli altri si volatilizzano.

I carabinieri non ci mettono molto ad arrivare a lui: ascoltano i testimoni, conoscono vita, morte e miracoli di Chinatown, e tra le mani hanno un soprannome: “Wenjie”. Il nome e cognome veri spuntano poco dopo. Il resto è un lavoro di verifiche tecniche: Hu Yongxiao la notte della sparatoria si sbarazza del suo cellulare. Ma i suoi familiari e alcuni del suo gruppo ricevono chiamate da un numero nuovo. Le intercettazioni dicono che il proprietario è in viaggio da Milano verso sud. Quando “Wenjie” scende alla stazione di Prato, i carabinieri sono lì ad aspettarlo.

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