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In Italia va a finire che in televisione (La 7 Piazzapulita) si parli di Nicole, la bambina di Catania morta per cause probabilmente dipendenti dalle carenze del sistema sanitario siciliano e si va a finire con la proposta di mettere i ticket sui cittadini che vanno al pronto soccorso e che secondo il ministro Lorenzin non ne hanno bisogno. Assurdità e paradossi a parte sulle quali non vale neanche la pena di soffermarsi (questa del ticket è una vera stupidaggine), l’intervista di Formigli al ministro Lorenzin è stata a dir poco disorientante.
Senza alcun contraddittorio l’intervista ha ridotto una tragedia come la morte di Nicole ai toni delle telefonate del 118, agli operatori impacciati e fuori tempo decontestualizzandola completamente, come se la morte di Nicole fosse avvenuta per pura fatalità.

Così non va bene. In un mare di concatenazioni, Nicole è morta inevitabilmente di quelle concatenazioni che per certi versi il diritto penale definisce concorso nel reato e in genere con una modalità che sempre il diritto penale definisce compartecipazione criminosa (art 110).Per avere il concorso di persone nel reato gli elementi indispensabili sono la pluralità di agenti tecnici e politici, il reato, il contributo causale dei fattori contestuali a partire dalle responsabilità di chi governa la sanità.

Questi elementi nel caso di Nicole da quel che si evince da un’interrogazione parlamentare della ministra Lorenzin sull’accaduto sembrerebbe esserci tutti. Ciò che bisognerebbe verificare naturalmente è la modalità attraverso la quale il sistema sanitario siciliano avrebbe eventualmente apportato un contributo causale alla morte di Nicole, sia dal punto di vista materiale sia dal punto morale. Questo vuol dire che l’analisi della morte di Nicole non può limitarsi alle circostanze tecniche ma deve allargarsi alla eventuale “condotta atipica” della regione Sicilia intendendo per “condotta atipica” soprattutto il “non fatto” in luogo di quello che si “sarebbe dovuto fare” per legge. Per cui l’indagine in corso non può ignorare la possibilità che esista un nesso tra la natura occasionale che esiste tra i servizi sanitari che hanno agito in quella circostanza e le responsabilità dell’assessorato.

Vediamo i fatti. Quelli che riferirò sono semplicemente ricavati dall’audizione parlamentare del ministro Lorenzin sul caso Nicole e che tutti potranno consultare:

  • Nicole è nata in una clinica accreditata dalla regione Sicilia ma senza avere i requisiti che l’accreditamento obbligava ad avere. L’accreditamento è stato revocato dopo la morte di Nicole, perché non è stato revocato prima? Se l’accreditamento fosse stato revocato prima la morte di Nicole non sarebbe avvenuta perché con tutta probabilità Nicole sarebbe nata altrove cioè in un posto garantito dai requisiti di legge
  • La regione Sicilia sembra non aver ottemperato agli obblighi previsti dagli standard sui punti nascita….cioè Nicole è nata in una situazione non garantita dai criteri di appropriatezza.Perché il piano dei punti nascita ancora dopo anni di ritardo non a regime?
  • I punti nascita di primo livello nella regione Sicilia, ha detto la ministra, non sono in grado di fronteggiare quelle situazioni di emergenza che sono tali da imporre il trasferimento del neonato in una struttura di secondo livello (UTIN). Per cui le strutture di secondo livello vengono in parte a gestire, in modo del tutto inappropriato, le emergenze che dovrebbero invece essere affrontate già nelle strutture di primo livello.
  • Risulta dice sempre la ministra che l’assessore Borsellino sia stata informata dal presidente della Società italiana di neonatologia con una lettera formale sui rischi per la donna e la salute dei neonati, riguardo alla mancata attuazione della razionalizzazione della rete dei punti nascita regionali e alla mancata attivazione dei centri STEN, per cui l’assessore sapeva dei rischi che correvano i bambini della sua regione.
  • In Sicilia .è sempre la ministra a dirlo,gli standard sulla carta per i posti letto di terapia intensiva neonatale di 114 letti ma nella realtà sono usati in modo inappropriato.
  • A tutt’oggi nella provincia di Catania, dice la ministra, non è stato adottato il protocollo relativo al trasporto neonatale in emergenza che aggiunge: è stata rilevata una scarsa capacità causata da una un’inadeguata formazione del personale sanitario circa i problemi di stabilizzazione del neonato.
  • Infine la ciliegina sulla torta ,dice la ministra,si sono riscontrati gravi disfunzioni nei processi di comunicazione per i punti nascita del 118 a causa della mancata informatizzazione dei sistemi comunicativi.

Allora c’è o non c’è un concorso di responsabilità? Ma non è finita qua. Assurdamente e emblematicamente Nicole è morta tra un provvedimento della sua Regione (26 gennaio 2015) con il quale si da luogo al riordino della rete ospedaliera il cui criterio guida è risparmiare sui costi di gestione accorpando gli ospedali e diminuendo i reparti (da 1.340 a 916) e il regolamento sugli standard dei posti letto approvato, il giorno dopo la sua morte, dal Consiglio di Stato e che taglia ancora 3000 posti letto che si andranno ad aggiungere ai 71000 posti letto eliminati negli ultimi 15 anni. A questa massiccia riduzione di posti letto, bisogna aggiungere gli effetti devastanti del blocco del turn over per il personale, circa 24mila unità in meno nel Ssn dal 2009 ad oggi, con carichi di lavoro sempre più pesanti e con effetti dirompenti che si ripercuotono sulla qualità delle cure.

Allora ripropongo la domanda: c’è o no nel caso di Nicole un problema di compartecipazione tra diversi generi di circostanze ,tra diversi generi di responsabilità ?

L’audizione della ministra Lorenzin alla camera in risposta a quattro interrogazioni avvenuta il giorno 18 febbraio 2015

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