Maria Elena Boschi non era presente al Consiglio dei ministri del 20 gennaio scorso che ha varato il decreto di riforma delle banche popolari in base al quale le dieci più grandi dovranno trasformarsi in società per azioni. La notizia emerge dal verbale della riunione, pubblicato sul sito di Repubblica. Il ministro per le Riforme costituzionali, per il quale si ipotizzava un potenziale conflitto di interessi visto che il padre è vicepresidente della Banca dell’Etruria e lei stessa ne è socia, è citato tra gli assenti insieme alla titolare dell’Istruzione Stefania Giannini. In più il comunicato specifica: “Il Consiglio dei ministri esamina il decreto su proposta del presidente del Consiglio e dei ministri dell’Economia Padoan e dello Sviluppo Guidi“.

La Boschi, in una lettera inviata a Il Fatto quotidiano il 27 gennaio, si era difesa facendo sapere di “non essersi astenuta semplicemente perché non era presente” in quanto “impegnata nel percorso delle riforme costituzionali e della legge elettorale“. I resoconti stenografici di Camera e Senato, però, non confermano la sua versione per quanto riguarda la presenza in Parlamento. Il portavoce del ministro, contattato dal Fatto, ha detto che “nonostante non fosse in aula era comunque in una stanza di Palazzo Madama e qui è rimasta fino alla ripresa dei lavori”.

L’istituto aretino due giorni fa è stato commissariato dal ministero dell’Economia su proposta di Bankitalia dopo che dagli “accertamenti ispettivi” di via Nazionale sono emerse “gravi perdite del patrimonio” dovute a “consistenti rettifiche sul portafoglio crediti“. Per affrontare la crisi, il consiglio di amministrazione già lo scorso agosto aveva approvato un progetto di trasformazione in spa che prevedeva anche l’eventuale “ingresso di un nuovo partner bancario e investitori istituzionali nella compagine sociale dell’istituto”.

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