“Lo stato è coscienza del bene, quindi il privato che tiene bene i suoi quadri e li mette in mostra è coscienza del bene anch’esso”. Risponde in pubblico ai suoi detrattori Vittorio Sgarbi, curatore della mostra “Da Cimabue a Morandi – Felsina Pittrice”, nel presentare alla stampa l’evento internazionale d’arte che si terrà dal 14 febbraio al 17 maggio 2015 a Palazzo Fava di Bologna. Ed è proprio lo spazio in cui si terrà la mostra, uno dei musei “privati” della rete di Genus Bononiae targata Fabio Roversi Monaco, ad aver innescato una furiosa polemica riassunta nella lettera dei 130 professori (tra cui gli storici d’arte Daniele Benati e Tommaso Montanari, e lo storico Carlo Ginzburg) dove ci si scagliava sulla concessione a un privato di alcuni dipinti già presenti nei musei civici della città di Bologna. “La parola privato non può essere solo sinonimo di banalmente furtivo. Chi mi critica torni a scuola. E poi chi dice che sottraiamo valore alla Pinacoteca prendendo in prestito l”Estasi di santa Cecilia’ di Raffaello, non sa ciò che dice. Vada a San Giovanni in Monte – una chiesa di Bologna ndr – dove c’è ancora la cornice del quadro perché è quella la sua collocazione originaria. Chi critica questa mostra, evidentemente non lo sa”, si è infiammato Sgarbi, seduto al tavolo assieme al soprintendente per i beni storici e artistici Luigi Ficacci, al direttore di Bologna Musei Gianfranco Maraniello, all’assessore alla cultura del comune di Bologna Alberto Ronchi e a Roversi Monaco.

Le opere in mostra sono oramai diventate oltre 180 e il percorso espositivo, che copre dal ‘200 al ‘900 bolognese, si è arricchito di giorno in giorno di nuovi dipinti e sculture che metteno in risalto quella specificità che ha reso Bologna uno dei centri più importanti della storia dell’arte italiana ed europea. Così oltre alla discussa Estasi di Santa Cecilia di Raffaello (1515), si aggiungeranno quadri e opere, tra gli altri, di: Giotto, Nicolò dell’Arca, Parmigianino, Amico Aspertini, Bartolomeo Passerotti, Ludovico Agostino e Annibale Carracci, Domenichino, Mastelletta, Guido Reni, Guercino, Guido Cagnacci, Carlo Cignani, Giovanni Antonio Burrini, Marcantonio Franceschini, Donato Creti, Giuseppe Maria Crespi, Ubaldo e Gaetano Gandolfi, Antonio Basoli, Raffaele Faccioli, Renato Bertelli e Giorgio Morandi. “Mancano purtroppo Concetto Pozzati e Luigi Ontani e mi dispiace. Molte sono opere che ho comprato io e che conservo. Molte altre vengono da collezioni private. Dai musei civici di Bologna arrivano in tutto 17 opere: 3 dal Mambo, 6 dalle collezioni comunali d’arte, due dal Davia Bargellini, uno dal Museo della Musica e 5 dalla Pinacoteca”, ha spiegato Sgarbi.

L’idea di fondo è quella di incentivare la curiosità dei cittadini sulle meraviglie già presenti nei musei civici bolognesi, usando come perno un’esposizione/evento da cui si diramano percorsi per ogni singola istituzione a prezzi scontati, perfino con visita a Palazzo Albergati (Zola Predosa) che, a breve, potrebbe essere collegato da una navetta per chi vorrà vederne le meraviglie dopo aver seguito “Da Cimabue a Giotto”. “Roversi Monaco ha speso un sesto della mostra di Goldin de La Ragazza con l’orecchino di perla dove non è stato creato nessun legame con le opere della città, ma ha messo insieme un valore assicurativo di oltre 10 milioni di euro – ha continuato il critico d’arte ferrarese – l’obiettivo è quello di risvegliare questa città addormentata, rispettare l’articolo 9 della Costituzione italiana che incentiva la cultura pedagogica: pochi sanno e tutti devono sapere. Bologna non è la capitale del comunismo felice? Ecco allora io sono un vero comunista bolognese”.

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