Dopo il “rischio di deriva autoritaria” evocato sabato sera, Silvio Berlusconi torna alla carica e, domenica mattina, riapre le danze sostenendo – in collegamento telefonico al meet up del governo ombra organizzato da Gianfranco Rotondi – che “oggi in Italia abbiamo la consapevolezza di non vivere in una vera democrazia: c’è una democrazia a metà e commissariata“. L’ex Cavaliere, rievocando il giorno dell’elezione a nuovo capo dello Stato di Sergio Mattarella, nome deciso unilateralmente dal Pd “congelando” il patto del Nazareno, ha poi ribadito che d’ora in poi Forza Italia, “sgravata da un peso”, torna all’opposizione. Ma solo un po’: “Voteremo le riforme se saranno positive per il Paese ma riprendiamo il nostro ruolo a 360 gradi di oppositori: daremo il nostro voto alle proposte della sinistra che riterremo utili ma non accetteremo più ciò che avevamo accettato finora per amore di un risultato positivo, come il doppio turno con soglia 40 per cento“. Bocciato anche lo sbarramento al 3%, con cui “ci sarà una opposizione estremamente frammentata e incapace di fare una opposizione vera”.

“Noi siamo stati dentro questo patto del Nazareno”, ha ricostruito l’ex premier, per “dare un contributo” al percorso di riforme “importanti per rendere governabile il nostro Paese”, e senza “nessuna intenzione nascosta“. Ma “c’è qualcuno che lo spirito di condivisione non lo ha rispettato, non ha rispettato gli accordi: lo spirito di condivisione è venuto meno proprio nel momento in cui si doveva eleggere la più alta istituzione della Repubblica”. Di conseguenza, “non ci sentiamo di continuare nella direzione ad oggi seguita”.

Intervenendo al “Parlamento virtuale” organizzato dall’ex Dc Rotondi B. si è poi spinto a rispolverare la narrazione di se stesso come outsider della politica (datata 1994), etichettando invece come “casta” i parlamentari che hanno votato e applaudito Mattarella: “Ho avuto una brutta impressione del nuovo Parlamento alla elezione del presidente della Repubblica Mattarella. Ho visto mille persone applaudire contente, la felicità di appartenere a una casta privilegiata, che applaudiva a ogni frase, concretizzando il distacco fra politici e la gente che sta fuori e che non arriva alla fine del mese“. Insomma, i ristoranti non sono più “pieni” come Berlusconi sosteneva nel 2011, all’apice della crisi e agli sgoccioli del suo ultimo governo.

Mentre la casta, come sempre, sono gli altri. Certo non “il leader del centro destra eliminato dalla scena politica” in quanto “impossibilitato a svolgere attività in Parlamento, escluso, messo fuori dalla possibilità di esser protagonista dalla politica e che viene citato come condannato, detenuto, ex cavaliere, invece sono sempre cavaliere”. Eppure, “questa è la situazione nella quale abbiamo accettato di dare i nostri supporti alle riforme”: “Questo è il terzo governo non eletto – ha poi ribadito il leader di Forza Italia, dilaniata dopo la “botta” del Quirinale – c’è un premier che non ha preso nessun voto e una maggioranza che è frutto di una elezione, quella del 2013, dove il distacco è stato solo dello 0,37%”. Ora dunque “gli italiani con il loro voto devono cambiare responsabilmente la situazione”.

 

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