“Il vescovo faccia il vescovo, si occupi delle anime dei cattolici e lasci perdere chi lo ritiene un infedele. Se il sindaco vorrà andare avanti con la realizzazione della moschea noi faremo di tutto per impedirlo”. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini venerdì sera a Crema ha abbandonato la consueta felpa per indossare una t-shirt con la scritta “Stop moschea”. Lui in piazza con le sue truppe verdi, dentro il municipio il sindaco Stefania Bonaldi e circa duecento cittadini che hanno accolto l’invito al consiglio comunale aperto convocato sulla questione della realizzazione del luogo di culto islamico in un’area della città. Presente anche Daniela Santanché che ha preso parola in sala degli Ostaggi annunciando per la prossima settimana la presentazione in Parlamento di una proposta di legge per istituire il registro delle moschee e l’albo degli imam.

Il segretario della Lega Nord ha fatto sentire la sua voce dalla piazza prendendosela con monsignor Oscar Cantoni che nei giorni scorsi si era espresso pubblicamente a favore di un luogo di preghiera per la comunità islamica e con il primo cittadino: “Noi stasera stiamo facendo l’interesse anche di quelle donne di sinistra che ora parlano tanto di moschea e magari tra dieci anni sono costrette ad andare in giro con il burqa. Il sindaco vuole solo regalare tremila metri quadrati alla comunità islamica. Il problema non è religioso ma se nel nome dell’Islam si ammazza evidentemente l’islam non è una religione come tutte le altre. A Crema, come a Milano, a Bologna o in qualsiasi altra città, fino a quando la comunità islamica non farà un accordo con la Stato, non sottoscriverà la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ovunque ci sia un leghista, diremo di no a dare loro degli spazi”. Parole letteralmente contrapposte a quelle del sindaco di Crema che mentre Salvini parlava ribadiva “la necessità di riconoscere agli islamici un diritto costituzionale e consentirne l’esercizio”.

Un dialogo a distanza tra il primo cittadino e il leader della Lega che in piazza ha ribadito: “Mi chiedo se non ci siano a Crema associazioni di volontariato, di anziani, disabili o bambini cui il comune avrebbe potuto regalare i tremila metri quadrati? Mi dicono che questa comunità è nel territorio da oltre vent’anni e prega tranquillamente da sempre, spero lo continui a fare da qualche altra parte senza la moschea”.

Dura anche la Santanché: “Arrivando a Crema non si ha la percezione di comprendere quello che sta accadendo nel mondo. Non parlo di Milano ma della Giordania perché credo siano sotto gli occhi di tutti le immagini di quel pilota bruciato vivo. Arrivando in questa città sembra di essere Alice nel paese delle meraviglie perché si cerca di non far vedere quella che è la realtà. Nessuno di noi è contro la libertà di culto ma non in questo momento: le decapitazioni non ce le siamo inventate; per capire che l’estremismo islamista sta cercando di conquistare una parte del mondo contro l’Occidente basta leggere i giornali. Prima facciamo regole chiare, capiamo da dove vengono i finanziamenti; comprendiamo chi sono questi imam che spesso sono delinquenti nei loro paesi d’origine e vengono qui a fare i predicatori di odio”. Intanto sui social network e in piazza è divampata una polemica: per un consiglio blindato dalla sinistra; per i pochi posti disponibili (circa duecento); per la passerella dei politici locali e nazionali che hanno parlato per ore impendendo a molti cittadini di dire la loro.

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