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Pil italiano fermo a +0,6 per cento: le stime Ue frenano le speranze di crescita

La Commissione europea indica lo stesso dato dello scorso novembre, mentre la disoccupazione viene vista al rialzo, al 12,8 per cento. Non c'è dunque la spinta attesa da calo del petrolio, riforme e Quantitative easing
Pil italiano fermo a +0,6 per cento: le stime Ue frenano le speranze di crescita
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“Quest’anno il Pil resta fermo a +0,6 per cento”. Le stime della Commissione europea mettono un freno alle attese sulla crescita italiana, indicando lo stesso dato dello scorso novembre, mentre la disoccupazione viene rivista al rialzo, a +12,8 per cento. Meglio il rapporto deficit/Pil, che dovrebbe scendere 2,6 per cento. Le previsioni invernali Ue gettano un’ombra anche sul debito di Roma che diventa più difficile abbattere senza l’aiuto della crescita.

In base alle nuove stime di Bruxelles, non sembra quindi esserci ancora quella spinta che ci si attendeva dal calo del petrolio, dalle riforme e dall’acquisto di  titoli di Stato da parte della Bce (quantitative easing). Del resto anche l’agenzia di rating Fitch ha previsto “problemi strutturali di lunga data che hanno ridotto il potenziale di crescita” dell’Italia, suggerendo che “la spinta nel 2015 proveniente dai bassi costi del petrolio, dal Qe della Bce e dal deprezzamento dell’euro potrebbe essere limitata. Adesso il governo è pronto anche per accelerare gli sforzi dopo la rapida elezione del nuovo presidente della Repubblica, che dovrebbe permettere alle istituzioni di concentrarsi sulle riforme istituzionali ed economiche”. Restano però le “deboli prospettive di crescita” che “pesano sul rating”, mentre l’outlook nel breve termine “è fragile”, concludeva l’agenzia.

Senza crescita si allontanano anche i progetti di ampliare le politiche a favore dei ceti meno abbienti, come quello di estendere il bonus di 80 euro ai pensionati e alle partite Iva: “Non c’è alcun dubbio che se la ripresa si consolida saremo nelle condizioni di affrontare questo tema, continuando con la riduzione del carico fiscale”, ha detto mercoledì il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. Le previsioni peggiori delle aspettative rendono più complicato anche centrare l’obiettivo di riduzione del deficit strutturale richiesto dalla Commissione: entro marzo l’Italia deve fare una correzione dello 0,25%, o convincere i tecnici europei che la correzione è stata già fatta, come sostiene il governo. Il dialogo con Bruxelles proseguirà fino a marzo e giovedi il ministro Pier Carlo Padoan ha avuto un incontro con diversi commissari tra cui il vicepresidente responsabile del Semestre europeo Valdis Dombrovskis.

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