L’ex calciatore della nazionale Vincenzo Iaquinta è stato perquisito su iniziativa della polizia giudiziaria alla ricerca di possibili prove di reato dopo che in casa del padre, Giuseppe, arrestato nell’operazione Aemilia, erano state trovate due pistole intestate al figlio. In base all’impostazione giuridica scelta per l’atto, Iaquinta dunque non risulta formalmente indagato, al contrario di quanto era emerso in un primo momento. Il padre non poteva detenere le armi in seguito a un divieto della Prefettura.

La perquisizione a casa di Giuseppe Iaquinta era stata delegata dalla Dda di Bologna e le due pistole, una calibro 38 e una calibro 7,65, erano state trovate all’interno di una cassaforte, in un sottoscala nel seminterrato. Le due armi dovevano essere detenute a Quattro Castella (Reggio Emilia), dove l’ex calciatore risiede. Il divieto di porto d’armi per il padre fu deciso dalla prefettura di Reggio Emilia, dopo la cena del 21 marzo 2012, in un ristorante della città: è la cena alla quale parteciparono oltre al politico Giuseppe Pagliani di Forza Italia (anche lui tra gli arrestati dalla Dda come il padre di Iaquinta) anche altre persone ritenute vicine alla ‘ndrangheta e secondo gli investigatori in quell’occasione fu siglato un patto tra il politico e le cosche. In seguito al ritrovamento delle pistole, oggi sono scattate ulteriori perquisizioni a casa di Iaquinta e di due fratelli.

aggiornato dalla redazione web il 4 febbraio 2015 alle 20.36

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