Fu genocidio, ma ne rispondono i diretti responsabili e non gli Stati. A distanza di oltre vent’anni arriva il verdetto: la Serbia non commise genocidio nei confronti della Croazia durante le guerre dei Balcani. E viceversa. Lo ha stabilito il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. I giudici all’Aja hanno respinto le accuse avanzate dal governo di Zagabria sulle tragedie consumate a Vukovar e altre città nel 1991. Circa 20.000 persone morirono nel conflitto croato dal 1991 al 1995, dopo che Zagabria dichiarò l’indipendenza dalla Jugoslavia. Nel 1991 la citta di Vukovar fu devastata dagli occupanti serbi. Zagabria aveva dunque chiesto alla Serbia un risarcimento per i danni “a persone e cose oltre che all’economia croata e all’ambiente”. La denuncia della Croazia era stata presentata formalmente alla Corte di giustizia il 2 luglio 1999 con l’accusa rivolta ai serbi di aver perseguitato i croati durante il conflitto. Alle accuse di genocidio Belgrado aveva replicato denunciando a sua volta Zagabria per l’espulsione di 20mila serbi. Nel 2010 poi, la Serbia ha presentato ricorso, affermando che circa 230.000 serbi sono stati costretti a fuggire quando la Croazia ha lanciato un’operazione nel 1995 per riconquistare i territori presi dai serbi.

La sentenza letta dal giudice Peter Tomka in udienza pubblica al Palazzo della Pace dell’Aia mette dunque fine a questa contesa che si trascina ormai da decenni. Il presidente della Corte internazionale di Giustizia ha spiegato che durante il conflitto sono stati commessi molti crimini dalle forze di entrambi i Paesi, ma che né per la Serbia né per la Croazia è stato provato l’intento di commettere genocidio. La sentenza non comporta però assoluzioni per i responsabili degli eccidi. La decisione è arrivata infatti tre giorni dopo la conferma dell’ergastolo a due alti ufficiali delle milizie serbe per il genocidio legato ai fatti di Srebrenica. Circa 8mila tra musulmani bosniaci, uomini, donne e ragazzi, furono massacrati nel giro di pochi giorni da unità dell’esercito serbo, nel luglio del 1995. Il 30 gennaio scorso, per quei fatti, sempre il Tribunale dell’Aia ha respinto l’appello presentato da alcuni ex ufficiali dell’esercito serbo, Vojadin Popovic e Ljubisa Beara, rispettivamente tenente colonnello e colonnello dei Drina Corps, un corpo speciale delle milizie serbo-bosniache, coinvolto nel massacro. La loro condanna è definitiva: a Sbrenica fu genocidio.

“Credo che con ciò è stata chiusa una triste pagina del nostro passato, e ne è stata aperta un’altra sul nostro futuro”: così il ministro della giustizia serbo Nikola Selakovic ha commentato il verdetto. “Per la prima volta è stato constatato a livello internazionale che l’esodo delle migliaia di serbi dalla Croazia non fu qualcosa di concordato ma la conseguenza dell’azione militare croata decisa dalla dirigenza di Zagabria, che aveva come obiettivo di ripulire la Croazia dalla popolazione serba. La nostra contro accusa è stata la conseguenza dell’iniziativa croata”, ha affermato Selakovic.

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