Capita che ci siano persone sconosciute che, in un modo o nell’altro, ti entrino dentro più di altre. E capita che magari queste stesse persone abbiano anche inciso un solco profondo nella cultura. Perché qui non si parla solo di musica. Qui si parla di una moltitudine di riferimenti, di una persona che ha traghettato un modo di essere fuori dai recinti originari. Ha sdoganato con orgoglio uno spirito, l’ha urlato. Ed è questo, più di ogni altro, il suo lascito. Un messaggio che è arrivato, ovunque. Anche a me che, di contro, sono friulano e distantissimo da quegli universi. E’ questo che lo rende immortale.

Al netto della mia solita indifferenza verso chi passa dall’altra parte (sempre che un’altra parte ci sia), qui si parla di anni 26 – i miei – costellati da cd, cassette di papà e mamma, ricordi. Stamane alle quattro e mezza mi sono svegliato, ho letto e non ho più dormito. Ho pensato al mio barbiere, a Napule è a volume altissimo con quel mandolino da pelle d’oca, alle caldissime sere passate a Maiori, alla statale che si inerpica sulla costiera, al traffico di Battipaglia. Perché della Campania ho visto tutto, tranne Napoli, se non per poche ore. Credo sia giunta l’ora.

 

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