Tour, Digione e Nantes. In tre giorni, da sabato a lunedì, tre uomini soli e gridando “Allah Akbar” hanno aggredito e ferito. Sabato sera nel capoluogo della Loira un automobilista a bordo di un camioncino bianco si è schiantato contro la folla che passeggiava nel mercato di Natale, ferendo almeno undici persone, di cui cinque in modo grave. Per il quotidiano locale, Ouest-France – che cita la testimonianza di diverse persone presenti e di un poliziotto – al momento di lanciarsi contro il chioschetto del vin brulé, l’uomo, 44 anni, avrebbe gridato ‘Allah Akbar’ (Allah è grande). Poi il tentativo di suicidio, con nove colpi di pugnale. Il sito de Le Figaro scrive che l’uomo, Sebastien S., classe 1970, è attualmente ricoverato in ospedale in condizioni molto gravi. Secondo fonti di polizia l’attentatore “non avrebbe legami con gruppi religiosi”. 

Un episodio praticamente identico a quello che domenica sera ha terrorizzato Digione, quando un automobilista con gravi problemi psicologici, a bordo della sua Renault Clio usata come l’arma di un killer, ha volontariamente investito tredici passanti in diversi angoli della città, anch’egli al grido di ‘Allah Akbar’. E sempre lo stesso slogan ha scandito il militante convertito all’Islam che venerdì scorso si è presentato in commissariato a Joué-lès-Tours, nel centro del Paese, accoltellando tre poliziotti. Sul suo profilo Facebook, il ragazzo di appena vent’anni originario del Burundi – poi ucciso dagli agenti – aveva pubblicato la bandiera nera dei terroristi dell’Isis.

“Serve estrema vigilanza”, avverte il presidente FrançHollande. “Il rischio terrorismo non è mai stato così elevato”, rincara il premier Valls. Per il suo impegno contro lo Stato islamico, la Francia – unico Paese europeo ad effettuare raid aerei nei cieli dell’Iraq insieme agli Usa – ha già pagato un pesante tributo di sangue, con l’uccisione di Hervé Gourdel, l’alpinista rapito a settembre in Algeria e sgozzato da un gruppo di fondamentalisti affiliati all’Isis. A rendere la République particolarmente esposta, c’è poi la sua missione anti-jihad nel nord del Mali o la legge contro il divieto del velo nei luoghi pubblici. Lo scorso 22 settembre il portavoce dei jihadisti, Abu Muhammed Al Adnani, aveva invitato i sostenitori dell’autoproclamato califfato ad attaccare in qualsiasi modo.

Prima comunità islamica d’Europa – con circa 5-6 milioni di musulmani – Parigi deve anche fare i conti con un esercito di connazionali, spesso indottrinati sul web, che cedono alle sirene della Guerra Santa. “Abbiamo oltre un migliaio di individui coinvolti dalla jihad in Siria o in Iraq, oltre trecento sono lì”, ha avvertito il premier, invitando “tutta la società a reagire”.
Di madre algerina e padre marocchino, l’automobilista folle di Digione – che ha ferito tredici persone, due in modo grave – ha detto di aver agito per le sofferenze dei bambini palestinesi e ceceni. Ma la procura esclude l’ipotesi di “atto terroristico” preferendo parlare del gesto di uno “squilibrato” con gravi problemi psicologici. Il movente dell’Islam radicale sembra invece accertato per l’aggressione contro gli agenti a Joué-Lés-Tours. Lo scorso anno, la madre del ragazzo si rivolse alla polizia per segnalare la radicalizzazione del figlio.

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