Tutto rimandato ai “calci di rigore”. L’ennesima riunione dell’ufficio di presidenza della Camera per decidere il nome del successore del segretario generale Ugo Zampetti – che siede una delle poltrone più ambite di Montecitorio visti i 480mila euro lordi l’anno di stipendio – si è conclusa con un nulla di fatto. Al punto che la presidente, Laura Boldrini, ha convocato un nuovo incontro per lunedì 22 dicembre. Ultima giornata utile, alla luce della pausa natalizia, per trovare la sintesi visto che il 31 dicembre lo stesso Zampetti andrà in pensione dopo 15 anni di servizio.

Una situazione che non piace affatto al M5s che, in Ufficio di presidenza, ha anche sollevato la questione della durata del mandato del segretario generale, che fino ad oggi non prevede alcun vincolo temporale. I deputati Cinque Stelle hanno anche avuto un incontro riservato con Boldrini, nel corso del quale si sono dichiarati pronti ad esaminare la rosa di candidati proposta dalla stessa presidente della Camera che aveva mostrato disponibilità. Ma poi, con una lettera ha fatto sapere di non voler rinunciare alla sua prerogativa: quella di indicare direttamente un nome. Se per il momento i grillini restano a guardare, in casa Pd sul nuovo segretario generale si ripropongono le stesse spaccature che già dividono il partito. Con i “governativi” filorenziani che punterebbero tutto su Giacomo Lasorella, mentre la minoranza bersanian-dalemiana resterebbe allineata sul candidato della Boldrini, Fabrizio Castaldi, caposegreteria dell’attuale presidenza della Camera.

Il primo, Lasorella, è il fratello della giornalista Carmen: arrivato giovanissimo a Montecitorio (aveva 26 anni), ha un curriculum di tutto rispetto. Un nome su cui, alla fine, potrebbe convergere anche il M5s. Castaldi, invece, è figlio di arte. Suo padre Paolo è stato consigliere parlamentare ed è legatissimo all’ex segretario della Camera e attuale capo dell’amministrazione del Quirinale, Donato Marra. Quarantatreenne, funzionario di Montecitorio da sedici anni, ha lavorato fra le altre cose alla commissione Affari Costituzionali e per cinque anni all’ufficio affari generali.

Poi ci sono gli outsider. I nomi che circolano con maggiore insistenza sono quelli di Lucia Pagano (capo del servizio Commissione, definita da qualcuno la pupilla di Zampetti e figlia d’arte: il padre Rodolfo è stato consigliere della Camera), Annibale Ferrari (attuale responsabile del Servizio studi di Montecitorio), il capo dell’ufficio Regolamento Costantino Rizzuto e Guido Letta, cugino dell’ex presidente del Consiglio Enrico e nipote del potentissimo Gianni, braccio destro di Silvio Berlusconi.

Un match imprevedibile fino alla fine, dietro il quale si nascondono le lotte intestine fra i potentati di Montecitorio. E che per forza di cose dovrà concludersi nella giornata di lunedì quando la presidente di Montecitorio scioglierà la riserva sul nome. Nelle intenzioni della presidente, la proposta del M5s di vincolare il mandato del nuovo segretario a sette anni sarà il secondo punto all’ordine del giorno. I grillini ne chiedono l’inversione: se non si raggiungerà l’accordo sono pronti a dare battaglia.

di Giuseppe Alberto Falci @GiuseppeFalci
e Giorgio Velardi 
@GiorgioVelardi

 

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