“Con grande sofferenza ma con senso di responsabilità la decisione è stata di non avallare il piano industriale della Siena Biotech come è stato aggiornato e presentato”. Nello stesso giorno in cui la Banca Centrale Europea ha dato il primo via libera all’ennesima ricapitalizzazione del Montepaschi, il suo azionista storico, la Fondazione Mps, ha così deciso definitivamente di considerare decaduti i presupposti a partire dal 1 gennaio 2015 per continuare ad erogare i contributi alla società strumentale dell’ente che si occupa di ricerca. Una scelta che sarebbe stata presa dalla deputazione generale con 12 voti favorevoli e 2 astenuti “sulla base anche di consulenze giuridiche e aziendali che abbiamo svolto in questi mesi”, come ha precisato il presidente della Fondazione, Marcello Clarich.
Il prossimo 23 dicembre è quindi convocata l’assemblea di Siena Biotech che delibererà la messa in liquidazione della società il cui parco biotecnologico fondato nel 2000 nell’epoca d’oro dell’ente era arrivato a contare su circa 150 ricercatori. Da due anni la società aveva attivato la cassa integrazione estesa progressivamente a tutti i dipendenti e per il suo salvataggio fin dal 2013 era previsto un intervento da 3 milioni di euro della Regione Toscana che poi non è arrivato. “E’ la chiusura di un ciclo, una decisione che nessuno si sarebbe mai auspicato qualche anno fa”, ha detto Clarich.
Una triste fine per l’istituto specializzato in ricerca sui tumori e le malattie neurodegenerative nato sulle orme del Sieroterapico Toscano fondato all’inizio del Novecento da Achille Sclavo e in tempi più recenti passato nelle mani della svizzera Novartis. Ma ai brillanti risultati scientifici, come del resto accade in questo campo in lassi di tempo relativamente brevi, non sono seguiti conti economici altrettanto brillanti. E le proposte di riconversione come quella di riconversione del parco in un istituto di ricerca specializzato in settori più vicini al territorio come l’agroalimentare lanciata dal bisnipote di Sclavo due anni fa, non se n’è fatto nulla.
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