C’è Gazprom dietro la cordata russo-cipriota pronta ad acquistare il Parma Calcio? Tra pochi giorni saranno resi noti i dettagli del passaggio di consegne tra l’attuale presidente Tommaso Ghirardi, in carica da sette anni, ed il gruppo intenzionato a rilevarne debiti (20 milioni) e titolo sportivo (valutato tra i 5 e i 7). Ma nel frattempo si infittiscono le ricostruzioni e le smentite circa i veri volti di chi è dietro l’operazione, al momento guidata dal nuovo vicepresidente esecutivo, l’avvocato Fabio Giordano (in foto). Secondo alcuni rumors provenienti da Cipro, a capo della cordata ci sarebbe il re del potassio Suleiman Kerimov, il 48enne azionista di Gazprom, grande amico di Vladimir Putin, già proprietario della squadra di calcio dell’Anzhi e con un patrimonio stimato da Forbes in 6,1 miliardi di dollari. Lui smentisce, ma l’affare emiliano si presta ad alcune riflessioni su precisi trend attivi sull’asse Russia-Ue. Il cambio strategico di Putin che dal gasdotto South Stream è passato al Blue Stream, bypassando sempre l’Ucraina, ma coinvolgendo attivamente la Turchia e anche la Grecia, si somma alle fortissime tensioni economiche post sanzioni occidentali, e soprattutto alla necessità di diversificare il business da parte degli oligarchi russi già scottati dall’haircut cipriota.

Il legame tra l’isola, membro dell’Ue, e Mosca, un forte investitore in società proprio a Cipro, è sempre stato solido. Anche quando, un anno e mezzo fa, l’ombra del default portò la troika a imporre un prelievo forzoso sui conti correnti superiori ai 100mila euro. In quei giorni furono mosse alcune accuse allo studio legale del Presidente cipriota in persona, Nikos Anastasiadis, che nel proprio portafoglio clienti aveva molti imprenditori russi: qualcuno, si disse, aveva allertato alcuni correntisti del rischio haircut, così diversi milioni di euro vennero trasferiti nella City prima che il ciclone si abbattesse sulla Laikì Bank.

Ma cosa c’entra questo con il cambio al vertice del Parma? Molti analisti osservano che l’esigenza di investire da parte degli oligarchi e delle multinazionali russe, come Gazprom e Rosneft (che è salita al 13% di Pirelli), si sposa alla perfezione con la ricerca di liquidità da parte di una serie di realtà italiane, anche per via dell’intermediazione di Lombardia-Russia, l’associazione messa su dal braccio destro del segretario della Lega Matteo Savini, appena rientrato dalla Piazza Rossa. E se fino ad oggi i numerosi progetti ideati non sono andati in porto è stato anche per via delle sanzioni che ne hanno limitato portata ed efficacia. Tra l’altro, ufficialmente, Kerimov non sarebbe nelle condizioni per investire in Europa a causa del pacchetto di sanzioni occidentali contro Mosca, disposte da Usa e Ue dopo i fatti ucraini. Si tratta di un dettaglio procedurale non secondario, ma neanche troppo nuovo per il calcio italiano, dal momento che è stato alla base del mancato acquisto del Bari Calcio da parte dei fratelli Rotenberg, prima che la squadra pugliese passasse poi nelle mani dell’ex arbitro Gianluca Paparesta.

Le smentite, però, continuano. Sul sito ufficiale dell’Anzhi Serghej Korabljov, direttore generale, dice che Kerimov è proprietario di un unico club, l’Anzhi Makhachkala che attualmente è in testa alla classifica del campionato russo di Serie B, sottolinea la nota. Ciò che non rivela è cosa potrebbero essersi detti, in proposito, lo stesso Kerimov con l’altro re del potassio, Dmitry Rybolovlev, proprietario del Monaco Calcio (neo proprietario tra l’altro dell’isola di Onassis nello Ionio) e l’altro noto frequentatore dei mari greci, Roman Abramovich, a capo del Chelsea e da qualche tempo investitore nell’Egeo dove ha acquistato una catena di luxury resort 5 stelle plus. Nessuno lo dice, ma sarebbero in molti a pensare che vi sarebbe l’intenzione di contnuare a farsi largo anche nel mercato dello sport europeo. E se Abramovich e Rybolovlev sono già noti agli addetti ai lavori, è Karimov che è ancora in cerca di appoggi.

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