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La lezione di Montezemolo: “Meno figli di in fabbrica, premiare il merito”

L'ex presidente di Ferrari sale in cattedra all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola di Applicazione dell’Esercito a Torino
La lezione di Montezemolo: “Meno figli di in fabbrica, premiare il merito”
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“Oggi abbiamo una classe dirigente, anche politica, troppo local, troppo provinciale. Dobbiamo spingere verso una visione più ampia”. Parola niente meno che di Luca Cordero di Montezemolo. L’ex presidente, tra il resto, di Confindustria e Fiat e, più recentemente, di Ferrari oggi numero uno di Alitalia, ha rintuzzato la classe dirigente italiana nel corso della sua lectio magistralis all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola di Applicazione dell’Esercito a Torino. “Spesso abbiamo nel nostro Paese quella cultura dell’autoreferenzialità, tipica della politica, per cui ci parliamo tra noi, pensiamo che tutto il mondo derivi dai palazzi romani. Anche nelle aziende si è persa l’idea di confrontarsi con il resto del mondo”, ha detto.

“Leader non è solo chi è in grado di dare strategie e obiettivi, ma chi sceglie e motiva i collaboratori. Io nella mia vita ho avuto la fortuna di scegliere collaboratori più bravi di me. Il one man show anche in politica non esiste più, non esiste da nessuna parte”, ha poi aggiunto sostenendo che “esiste la capacità di lavorare insieme, di dare incarichi precisi alle persone in rapporto alle competenze, di far crescere chi è più bravo“. Quindi largo alla meritocrazia. “Tra i valori di cui siete portatori, ce n’è uno che dovrebbe stare alla base nel nostro Paese: è la cultura del merito”, è andato al punto. “Dal mondo militare dovrebbe arrivare un esempio per tutti: premiare chi ha merito, chi ha più capacità, più coraggio e voglia di crescere – è stata l’esortazione – Ognuno di noi è un leader e deve saper lavorare come fa il piccolo imprenditore. E se c’è qualcuno che durante il cammino dimostra di non avere capacità né volontà, allora meglio avere un figlio in meno in fabbrica che una persona che è lì solo per il nome che porta e non per le competenze”.

“In questi otto mesi sono stati affrontati temi che in molti anni non erano mai stati affrontati con coraggio e determinazione – ha poi aggiunto a margine dell’inaugurazione -Non appartengo a quella cultura italiana del no, perché penso che al no vada sostituito il come. È facile criticare ma in questo momento la forza del Paese è la coesione su poche fondamentali priorità. Chi le vuole affrontare deve avere il supporto del Paese nell’interesse del Paese. Sento parlate troppo di diritti e poco di doveri”.

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