Dentro la maggioranza l’Ncd si accorge improvvisamente che l’intesa sul Jobs act dentro il Pd diventerà il testo modificato dal governo in commissione Lavoro. Ma la vera notizia è fuori dalla maggioranza, nell’opposizione di sinistra e di destra: l’incontro – “storico” con le dovute proporzioni – tra la segretaria della Cgil Susanna Camusso e il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta. Niente a che vedere con un “patto di San Lorenzo in Lucina” che equilibri il patto del Nazareno. Ma un appuntamento per “mantenere una normalità del confronto democratico e del dialogo tra istituzioni e sindacati” che “non può che far bene alla democrazia”. C’è addirittura una nota congiunta dopo un incontro che è il primo di una serie di colloqui chiesti dal sindacato di corso d’Italia ai presidenti di tutti i gruppi parlamentari di Camera e Senato.

Durante il colloquio – riferisce la Cgil – Camusso ha illustrato a Brunetta le preoccupazioni e le proposte della Cgil sui principali atti legislativi all’esame del Parlamento, a cominciare dalla legge di Stabilità che “non affronta il nodo essenziale della crescita e della creazione di lavoro e che, attraverso una politica di tagli della spesa e di mancati finanziamenti, potrebbe addirittura portare a una massiccia fuoriuscita di personale pubblico, in particolare dalle Province, e una mancata riassunzione di lavoratori precari, mettendo così in discussione servizi pubblici fondamentali”. Un giudizio molto critico è stato espresso anche sul Jobs Act e sulla riforma della pubblica amministrazione, “leggi entrambe contraddittorie, dannose per il mercato del lavoro, per i diritti dei lavoratori oltre che per la sburocratizzazione della macchina pubblica e per la valorizzazione del lavoro nella Pubblica amministrazione”. Camusso e Brunetta – conclude la nota “nel riaffermare il valore del dialogo sociale finalizzato alle riforme, contro le derive di negazione dei corpi intermedi e della vita democratica, hanno posto l’accento sulla necessità di mantenere sempre aperte, nel rispetto delle differenze e dei ruoli, le porte del confronto politico e istituzionale a qualunque livello”.

L’incontro inedito se non inaudito ha fatto saltare sulla sedia il capogruppo di Scelta Civica Andrea Mazziotti: “Che l’incontro – dichiara – si sia concluso con una posizione sostanzialmente comune e contraria al Jobs act è un po’ ridicolo ma non è sorprendente. Il fatto che Forza Italia preferisca tenersi lo statuto dei lavoratori e l’articolo 18, anziché passare al codice semplificato del lavoro, non fa che confermare la politica innovativa e liberale in tema di occupazione e relazioni industriali che il partito di Berlusconi già porta avanti in commissione lavoro attraverso la sua capodelegazione Renata Polverini. Una sola preghiera: la smettano di autodefinirsi liberali e si iscrivano ufficialmente alla casa populista insieme a Salvini e Fratelli d’Italia“.

Brunetta, recordman di comunicati in agenzia, impiega pochissimo per replicare: “Il buon Mazziotti, capogruppo di un partito che non esiste e in permanente ricerca di posizionamento, non meriterebbe neanche una risposta – dichiara – Ma la natura falsificatrice della sua scombinata dichiarazione ci impone di ribattere ad affermazioni che non stanno né in cielo né in terra”. Il capogruppo berlusconiano di Montecitorio precisa che per Forza Italia “il superamento dell’articolo 18 è condizione fondamentale per tentare di rilanciare le assunzioni e la nostra economia. La riforma del mercato del lavoro di Renzi e Poletti non sta perseguendo questa strada, ed anzi sta peggiorando la già disastrosa riforma Fornero, introducendo altre rigidità in entrata e in uscita”. Quindi quello con la Camusso è stato “un incontro cordiale e propositivo, e seppur da posizioni diverse abbiamo convenuto su un punto sacrosanto. Il bisogno di dialogo tra politica e corpi intermedi. Quei corpi intermedi che il montiano Mazziotti forse vuole anch’egli eliminare, un po’ come Renzi, un po’ come Monti“.

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