Mancano i requisiti di sicurezza. Con questa motivazione il ministero dei Trasporti  ha negato l’autorizzazione all’apertura di parte della nuova linea C della metropolitana di Roma. L’apertura della struttura era prevista per l’11 ottobre e il sindaco Ignazio Marino non ha nascosto la propria rabbia: “Ho avvertito di quanto io sia infuriato anche i responsabili delle imprese e in particolare Caltagirone e l’ufficio di Moretti di Finmeccanica – ha detto il primo cittadino – ho detto che voglio capire che cosa sta accadendo e per quale motivo non potremmo far salire le romane e i romani l’11 ottobre sui treni”.

Le verifiche della commissione Sicurezza, che verifica che siano rispettati i requisiti di massima sicurezza per gli utenti, riunitasi ancora il 7 ottobre, “non consentono allo stato di autorizzare l’avvio funzionale della rete per il giorno 11 ottobre”. È quanto riferisce un comunicato del ministero delle Infrastrutture che, sulla base del parere della commissione, ha negato l’autorizzazione. Uno dei motivi del mancato rilascio del nulla osta riguarda l’Atac. Il regolamento di esercizio e le procedure in versione definitiva trasmesse il 7 ottobre 2014 dall’azienda dei trasporti romana, scrive il Mit, necessitano di un esame e verifica da parte della commissione. Conseguentemente “sarà necessario il perfezionamento dell’abilitazione mediante esami/colloqui per verificare che tutto il personale abbia completato la formazione ed acquisito un livello di conoscenza sufficiente delle procedure”.

Inoltre il ministero riferisce che “non è stato ancora possibile emettere il provvedimento per il rilascio del nulla osta tecnico ai fini della sicurezza in quanto non risulta trasmessa, e conseguentemente non esaminata, la documentazione progettuale e di sicurezza che recepisce le varianti stesse”. In relazione alle varianti richieste dai vigili del fuoco, si legge ancora nelle motivazioni del Mit, sono state implementate le necessarie modifiche sul sistema Scada. “A oggi non risulta pervenuta formalmente la documentazione progettuale e di sicurezza”. E ancora: “a seguito delle modifiche intervenute deve essere ancora prodotto un dossier di sicurezza di sistema che recepisca le varianti stesse”.

L’esame della relazione sul pre-esercizio redatta dal direttore di esercizio, riferisce poi il Mit, evidenzia che la disponibilità del sistema è a tutt’oggi limitata (tra il 78% e il 99%) a seguito di una serie di anomalie sugli impianti. L’esame sommario della documentazione presentata ieri da Roma Metropolitane sulla chiusura delle pending e la soluzione delle anomalie, “evidenzia che alcuni interventi sono programmati entro la data del 10/11 ottobre (e quindi non testabili entro l’11 ottobre per verificarne la corretta implementazione), mentre altre problematiche rimarranno aperte e saranno mitigate attraverso un notevole presenziamento di personale sulla linea, sia di Atac che di Metro C. “Tutto ciò – è il giudizio governativo – porta a ritenere prevedibili malfunzionamenti del sistema che potrebbero provocare criticità alla regolarità del servizio e alla sicurezza dell’utenza nonostante la presenza di squadre di pronto intervento”.

L’ultimo dei rilievi del Mit riferisce invece che l’Ustif (L’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del ministero) non ha potuto emettere i nulla osta tecnici ai fini della sicurezza di competenza propedeutici ai provvedimenti autorizzativi della Regione Lazio, “in quanto permangono alcune problematiche correlate alla mancata emissione del regolamento di esercizio, ad alcune carenze documentali e di certificazione e alla presenza di alcuni problemi tecnici sugli impianti”. Per questi motivi “la commissione non ha ritenuto possibile rilasciare parere favorevole all’apertura all’esercizio della linea per il 10 ottobre prossimo e si è aggiornata in attesa della documentazione ancora mancante, rinviando a una successiva valutazione con l’ottica di pervenire all’apertura all’esercizio dell’impianto dopo soluzione delle anomalie e delle pending ancora esistenti”.

“Ho il verbale nella mia tasca – ha fatto sapere Ignazio Marino, che si è recato alla Direzione generale del Tpl del ministero delle Infrastrutture – mi sembra che ci siano indicazioni abbastanza chiare di chi non ha fatto il proprio dovere per ciò che riguarda gli aspetti imprenditoriali e di realizzazione dell’opera – ha detto ancora il sindaco – tutto questo deve essere portato alla massima chiarezza e trasparenza perché stiamo parlando di un’opera che è costata fino a oggi quasi due miliardi di euro. Ho il dovere per Roma e per gli italiani di fare chiarezza e individuare i colpevoli”. “Entro questa notte, in un modo o nell’altro, la questione deve essere risolta – ha detto ancora il sindaco – ora incontro le imprese e voglio capire. Mi sembra che tutti ora debbano fare la propria parte. Questa città deve davvero cambiare, deve avviarsi in ogni area strategica sulla via del rigore e della serietà”.

Per ora, tuttavia, non sembra cambiare nulla. In un esposto-denuncia consegnato nell’ottobre 2013 alla Corte dei Conti e alla Procura di Roma, il collegio sindacale di Roma Metropolitane portava alla scoperta di una clausola che favorirebbe il costruttore anche in caso di ritardi: “Ove si determinino ulteriori differimenti per varianti, prescrizioni, modifiche e ritardo nelle certificazioni – si legge nel documento della società capitolina – sarà riconosciuto al Contraente generale (le imprese affidatarie, ndr) per ogni frazione di ritardo di una fase funzionale quanto previsto per la determinazione degli importi”. Tradotto: il Campidoglio staccherà assegni in caso di eventuali altre modifiche al tracciato, di nuove norme procedurali, di ritardi nel rilascio delle autorizzazioni.

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