Doveva essere una riforma per alleggerire e sgravare i costi della politica, ma in Emilia Romagna la corsa alle poltrone della Provincia, anche senza portafoglio e gettone, si è trasformata in una vera e propria lotta tra partiti, molti dei quali sono arrivati all’appuntamento con la presentazione delle liste spaccati più di prima. La guerra tra correnti e gruppi non ha risparmiato nemmeno il Movimento 5 stelle, sui cui ha pesato più di tutto il diktat di Beppe Grillo che ha imposto ai suoi eletti di non partecipare alla scalata dell’ente. Un’imposizione che il sindaco di Comacchio Marco Fabbri ha deciso di non rispettare e accettata invece in un secondo momento, dopo le critiche ricevute, da Federico Pizzarotti, che a Parma aveva già imbastito trattative per un listone istituzionale di sindaci trasversale a M5S, Pd e centrodestra.

Chi però dalle provinciali è uscito davvero sbriciolato, nella terra rossa che si appresta a scegliere il nuovo governo in Regione dopo l’era di Vasco Errani, è stato il Partito democratico, che ha visto consumarsi vere e proprie guerre intestine che sicuramente avranno non pochi strascichi alle elezioni regionali. A Parma il Pd, con una parte in trattativa con il Movimento 5 stelle e una in contrapposizione a quella scelta, si era già presentato con due liste distinte, che si sono però rimescolate insieme in una unica all’ultimo momento, dopo la retromarcia del sindaco Pizzarotti. Un aggiustamento arrivato in extremis, dopo intense giornate di discussione nella direzione provinciale, che alla fine hanno fatto prevalere la causa del primo cittadino di Salsomaggiore Filippo Fritelli candidato alla presidenza e sostenuto da sindaci e consiglieri che rappresentano tutti i territori, compreso quello comunale. Alla corsa per uno scranno in piazzale della Pace si confronteranno con una lista di forze civiche che riuniscono gran parte dell’opposizione cittadina a sostegno della presidenza di Fausto Ralli, sindaco di Bore.

Un equilibrismo per ricompattare le forze è stato portato a termine anche dal Pd della vicina Reggio Emilia, uno dei pochi comuni dove tra i candidati non compare il sindaco della città capoluogo, Luca Vecchi. All’inizio i candidati alla presidenza erano due, ma alla fine la direzione provinciale ha deciso di concentrare le forze sul sindaco di Poviglio Gianmaria Manghi, promettendo invece all’altra sfidante, il primo cittadino di Correggio Ilenia Malavasi, la poltrona della vicepresidenza. Una spartizione che ha accontentato tutti, assegnando, come ha spiegato il segretario Andrea Costa, quattro consiglieri per la città, due per la zona ceramiche, uno per le altre unioni territoriali.

A Piacenza i dem, dopo numerose discussioni, sono arrivati alla scadenza compatti intorno a un unico nome, quello del sindaco di Vigolzone Roberto Rolleri, appoggiato dal primo cittadino del capoluogo Paolo Dosi, tirandosi però dietro una scia di polemiche riguardanti l’esclusione di Patrizia Calza, sindaco di Gragnano, che fino all’ultimo era data per favorita. La vittoria però è almeno avere individuato un candidato, visto che al contrario il centrodestra non ha ancora chiarito chi seguirà. Il leghista Roberto Pasquali, sindaco di Bobbio, dato come papabile presidente, ha infatti rinunciato alla corsa dopo che il Carroccio gli ha negato l’appoggio. Diversa la situazione di Modena, dove candidati alla presidenza sono il neosindaco Pd Gian Carlo Muzzarelli e quello di Vignola Mauro Smeraldi, sostenuto da forze civiche. Una poltrona nell’ente provinciale qui sembra far gola a molti, visto che in totale ci sono 36 candidati per quattro liste: Forza Italia, Democrazia civica, Insieme per una Nuova Provincia e Unione Modena civica.

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