Dipingere sui muri figure e ritratti non costituisce un reato. Almeno a Genova, dove la procura della Repubblica ha archiviato la denuncia a carico di nove giovani che avevano commemorato un loro amico deceduto in un incidente motoclistico raffigurandolo su alcuni piloni della strada Sopraelevata, in via di Francia, fra Sampierdarena e San Benigno. Esattamente nel punto in cui Mattia Medici si era schiantato nel settembre del 2013 a bordo della sua moto, restando ucciso. Il sostituto procuratore Stefano Puppo ha deciso che non si debba procedere contro i graffitari perché – ha ricordato nell’ordinanza – la legge impone di perseguire “chiunque deturpa o imbratta beni mobili e immobili altrui”. Con l’aggravante prevista se si tratta di beni di proprietà pubblica.

Nel caso di specie viceversa non è stato deturpato né imbrattato alcunché. Anzi. I murales dipinti sui grigi piloni in acciaio della strada Sopraelevata, che incombe da cinquant’anni sul lungomare di ponente, dalla Fiera del Mare a San Benigno, costituiscono addirittura degli “abbellimenti”. Gradevoli inserti colorati in una zona grigia e polverosa della città, a ridosso del terminal Traghetti che movimenta ogni giorno migliaia di auto e di mezzi pesanti. Tutto fuorché un angolo di paradiso incontaminato, insomma. Del resto non erano murales qualunque, era un vero e proprio memoriale, dipinto dal gruppo di giovani denunciato dai Vigili Urbani che avevano fatto cancellare le immagini prima ancora che il Comune di Genova desse l’autorizzazione ad un nuovo memoriale. Gli amici di Mattia lo avevano spiegato ancor prima che piovesse loro addosso la denuncia: “Pensiamo che questi otto murales possano abbellire la zona: I graffiti, che lo si voglia o no, rendono più vivibili le strade soprattutto dove ci sono problemi di degrado“.

I pittori di strada avevano dato un nome alla loro opera: “Other City Project”, ma si erano dimenticati di chiedere l’autorizzazione a dare sfogo alla vena artistica e al desiderio di commemorare l’amico scomparso. Ed erano finiti nei guai. Un precedente “legale” esisteva. Un paio d’anni fa il Comune aveva chiesto e autorizzato un gruppo modenese, il D406, a decorare proprio i piloti della Sopraelevata, ma nella zona del Porto Antico, molto frequentata dai turisti anche per via dell’Acquario. La performance, tuttora visibile, era stata apprezzata dai genovesi ma quando si era trattato di concordare un compenso per proseguirla oltre, ci si era arenati. E i graffitari emiliani avevano salutato e tolto il disturbo. L’incompiuta era rimasta tale.

Raimondo Sirotti, pittore genovese di fama e presidente dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, manifesta dubbi sulla opportunità di dipingere i piloni della Sopraelevata che devono conservare la loro identità, progettati per essere e restare grigi, anonimi, poco visibili. “Non tutti sono opere d’arte – ha dichiarato al Secolo XIX – ma sono contrario alla loro cancellazione d’autorità, a meno che non deturpino facciate di palazzi e monumenti”. Sirotti ritiene che i murales dipinti su anonimi muraglioni o facciate decrepite regalino vampe di colore e di vivacità a parti degradate della città. “Disegni e colori trasmettono un messaggio di impegno sociale e politico. A Città del Messico i murales sono dappertutto e sono visitati dai turisti come autentiche opere d’arte”. Sarà perché in molti casi i disegni sono stati realizzate dalla mano di Diego Rivera, uno dei massimi pittori del secolo scorso? Anche Genova aveva varato una campagna per rendere più allegri i sottopassaggi cittadini, vi avevano partecipatogli studenti del liceo artistico BarabinoKlee. Purtroppo molti dei loro disegni sono stati deturpati dai vandali. La pronuncia del sostituto Puppo non ha valore di precedente giuridico ma produce uno squarcio nella tela del conformismo.

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