Dopo le note vicende riguardanti Avastin-Lucentis, con la condanna dell’antitrust alle due multinazionali del farmaco Roche-Novartis per accordo di cartello, dopo il pronunciamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dopo il pronunciamento del Consiglio Superiore della Sanità, sembrava risolto ed autorizzato Avastin per uso intravitreale in oculistica facendo risparmiare, a parità di effetti clinici centinai di milioni/anno.

Purtroppo invece il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha deciso di autorizzare, in accordo con AIFA, l’utilizzo di Avastin non per tutte le patologie maculari in cui è indicato e di stabilire dei paletti ben precisi:

  • solo alcuni centri possono effettuare le iniezioni intravitreali, pur sapendo che, secondo studi pubblicati proprio da AIFA, il rischio di complicanze è maggiore con il farmaco Lucentis. 
  • chi e come deve eseguire il frazionamento del farmaco. 

Queste nette limitazioni portano a non poter abbandonare l’uso di Lucentis, a meno che non si voglia curare solo chi ha la degenerazione maculare legata all’età tralasciando gli altri tipi di maculopatie sensibili impedendo di fatto ai pazienti l’accesso alle cure ed ai cittadini il risparmio lecito.

Ma signora ministro lei da che parte si pone? Difende gli interessi dei pazienti e l’economia dello Stato, o fa di tutto per porsi vicina ad AIFA ed alle aziende farmaceutiche? Perché il suo comportamento è strano. Subito dopo il parere del Consiglio Superiore della Sanità, per lei indispensabile a far diventare on-label Avastin, che si è espresso in tal senso ha deciso di annullare il Consiglio stesso e di eleggerne uno nuovo. Ma non basta. Il 31 luglio ha autorizzato un blitz dei NAS, coordinato lo stesso giorno in tutta Italia, volto a sequestrare le siringhe monouso di Avastin e tutta la documentazione dedicata alle terapie intravitreali dimenticandosi completamente di chi, nel caso Stamina, utilizza in un ospedale pubblico a poveri bambini indifesi magiche pozioni di “cioccolata”. Quasi a dire: Lucentis monouso è meglio al pari della “cioccolata” nel midollo! Lei conosce il termine di studio clinico? Si sente proprio adatta a continuare a ricoprire il suo ruolo? 

Lasci quella sedia signora ministra a chi ha a cuore solo la salute dei cittadini.  

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