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Libia, i tesori archeologici indifesi

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Leptis Magna, Apollonia, Cirene, Sabrata, nomi che evocano le splendide città costiere della Libia, l’eredità romana in Africa. In epoca storica, intorno al 1000 a.C. i Fenici sbarcarono sulle coste libiche fondando Sabratha, Leptis Magna, mentre nel 630 a.C, giunsero i Greci e fondarono Cirene, con templi, tombe, agorà e teatro, davvero imperdibile, e diede il nome alla regione; Cirenaica.
In seguito alla distruzione di Cartagine arrivarono i Romani, che fecero prosperare e sviluppare le città, i commerci, e da Leptis Magna, il miglior sito romano di tutto il Mediterraneo arrivò addirittura un imperatore; Settimio Severo.

Da anni le rovine sono assediate dall’avanzare del deserto e dalle continue guerre interne che deturpano e danneggiano queste pietre millenarie pregne di gloria, testimoni di ricchi commerci e scambi culturali, che non chiedono altro che silenzio e rispetto.

Il teatro di Leptis Magna risalente al I secolo dopo Cristo lascia stupefatti dalle geometrie perfette e dalle armonie delle proporzioni, decorato con statue e colonne policrome, la sua magnificenza conquisterà anche gli animi più tiepidi. I mosaici di Cirene che abbellivano i pavimenti di ricche famiglie, tracce di un potente passato, entusiasmano anche gli addetti ai lavori, si cammina nei profumi mediterranei mossi dal vento e tra statue decapitate dalla cattiveria dei nemici. Le colonne mirabilmente scolpite di Apollonia sfidano da secoli le tempeste del Mediterraneo.

Ora tutto questo inestimabile tesoro archeologico è di nuovo in pericolo per l’acuirsi della guerra intestina che da anni provoca lutti e macerie. Musei derubati e distrutti, acropoli e templi sfregiati rischiano di scomparire in poco tempo. Davanti a queste prospettive terribili, gli enti mondiali preposti per la difesa di tesori archeologici, patrimonio di tutta l’umanità, dovrebbero far sentire forte il loro sdegno. Sicuramente lo staranno facendo, ma non così forte, credo, perché io non sento nulla.

 

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