Oltre 200 operai che hanno lavorato alle Officine grandi riparazioni (Ogr) di Bologna nei decenni passati sono morti. Ora i colleghi che ancora lavorano negli stabilimenti di via Casarini, sono scesi in piazza per chiedere che l’Inail riconosca i loro diritti: “Chiediamo che i benefici della legge sull’amianto vengano riconosciuti anche ai lavoratori che oggi lavorano dentro la fabbrica. La nostra aspettativa di vita è inferiore, questo oramai è certificato”, spiega Salvatore Fais, delegato Cgil e portavoce della protesta. “Io non ho mai visto alcun risarcimento o riconoscimento per l’amianto. Eppure io per oltre 100 giorni ho lavorato nelle famigerate celle di ‘scoibentazione’, dove le fibre volavano per aria. Una roba allucinante“, spiega un operaio in pensione da pochi mesi. “Viviamo in un’ansia continua di ammalarci – prosegue Salvatore Fais – un piccolo colpo di tosse, un dolore alla spalla“. E c’è chi oggi lavora in quella stessa fabbrica che 20 anni fa ha ucciso suo padre di David Marceddu
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