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Scienza, identificare le ‘Designer Drug’: una ricerca italiana

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Nel film “Smetto quando voglio” un’improbabile associazione di ricercatori precari inizia a produrre una nuova droga e a commercializzarla. Un aspetto di questa opera di fantasia è però reale. Quando uno dei protagonisti afferma “è perfettamente legale” ha ragione, perché la nuova molecola che i ricercatori preparano non è nella lista delle sostanza psicotrope e soprattutto non esiste un’analisi validata per identificarla. È giusto o meno vietare l’uso di alcune sostanze? In ogni caso esiste un problema pratico: se non sono in grado di analizzare, come posso eventualmente proibire?

Le anfetamine (come la struttura 1, vedi figura) sono una classe di sostanze psicotrope, il cui rappresentante più noto è la metanfetamina o “Meth” 2, “protagonista” della serie Tv Breaking Bad. Variando parti della molecola (ad esempio aggiungendo dei sostituenti sull’anello aromatico) si ottiene una sostanza che presenta ancora simili effetti della Meth originale, ma che è invisibile ai test (designer drug, 3-FMA, struttura 3).

Un gruppo di ricerca italiano delle università di Parma, Brescia e Catania, coordinato da Paolo Bergese e Enrico Dalcanale, ha sviluppato un metodo analitico che permette di identificare questa classe di droghe indipendentemente da modifiche dello scheletro, ovvero riconoscendo la parte della molecola cerchiata in rosso nella figura. I risultati sono pubblicati su Angewandte Chemie, una delle riviste di chimica più prestigiose al mondo. L’aspetto interessante è che mentre è attualmente necessaria un’analisi specifica per ogni sostanza che si desidera identificare, in questo articolo si dimostra che è possibile riconoscere una parte della molecola, indipendentemente dal resto dello scheletro, e quindi identificare anche strutture molto diverse come l’ecstasy 4 o la cocaina 5 e possibilmente altre designer drug.

L’aspetto più interessante è che l’identificazione di queste sostanze è effettuato tramite un recettore supramolecolare, ovvero sfruttando legami deboli e imitando il riconoscimento molecolare dei recettori naturali. La chimica supramolecolare è una branca della chimica che nonostante il premio Nobel nel 1987, è generalmente percepita come investigazione senza immediate applicazioni pratiche. Al momento, abbiamo una proof of concept, ovvero la dimostrazione scientifica che è possibile sviluppare un’analisi basata su questi principi. Non sarebbe affatto sorprendente che nel giro di qualche anno la tanto bistrattata ricerca di base nelle università pubbliche produca non solo pubblicazioni eccellenti ma anche un test semplice ed affidabile per contrastare la diffusione di sostanze il cui uso è sicuramente molto discutibile e che personalmente ribadisco che ritengo ripugnante.

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