Lavoratori lasciati, mese dopo mese, senza stipendio e senza contributi, e decine di servizi sociali e sanitari che potrebbe essere sospesi nel giro di pochi giorni, mettendo in difficoltà l’intera città di Modena. “E’ gravissima”, secondo la Cgil, la situazione della Confraternita della Misericordia, ossia l’antenna emiliana della Conferenza nazionale delle Misericordie, colosso del volontariato da 250 mila iscritti, 60 mila volontari e due sedi, a Roma e a Firenze. L’associazione modenese è sull’orlo della chiusura per via dei guai finanziari e un buco di bilancio da brivido. E a pagarne le conseguenze sono prima di tutto i dipendenti, una decina in tutto, che da primavera non vedono un soldo. Una condizione insostenibile per molte famiglie, denuncia la Funzione pubblica del sindacato, tanto che alcune di loro “non sono più in grado, tra l’altro, di pagarsi l’affitto e sono costrette a privarsi di energia elettrica e il gas”.

A Modena dire Misericordia significa soprattutto dire Giovanardi Daniele. Un nome, anzi un cognome, non da poco perché fratello gemello del più noto senatore Ncd ed ex sottosegretario del governo Berlusconi, Carlo Giovanardi. Della Misericordia Daniele Giovanardi, di professione medico, è presidente, rappresentante e fondatore nel lontano 1996. Le grane, spiega al fattoquotidiano.it, derivano da una cattiva gestione di cui lui era all’oscuro. “Avevamo saputo che si era creata qualche difficoltà anche a causa dei ritardi nei pagamenti dei nostri servizi, ma l’amministratrice ha sempre goduto della nostra fiducia. E’ un po’ come quando affidi dei soldi a tua madre e le chiedi di metterli da parte: quando le domandi se ci sono ancora e lei ti risponde di sì, ti fidi. L’amministratrice ha sempre minimizzato sulle difficoltà economiche della Confraternita, e ci ha assicurato che tutto era a posto. In realtà le cose non erano così e quando non si pagano i contributi si finisce nel penale. Evidentemente per cercare di aggiustare la situazione avrà pensato di rimandare i pagamenti dei contributi che poi non sono stati mai versati”. Quando l’ha scoperto, aggiunge, era troppo tardi. “Ne ho fatto le spese: mi è stato notificato il sequestro in via cautelativa dei miei beni a fronte dei mancati contributi all’Inps”.

Insomma, con un sequestro già ordinato, un deficit di centinaia di migliaia di euro e un sindacato sul piede di guerra per buste paga mai arrivate, tutto fa pensare che la soluzione non sia proprio a portata di mano. E che anzi, il futuro potrebbe riservare altre brutte sorprese, considerando che la Misericordia gestisce parecchi servizi nell’ambito sanitario e sociale. Basti pensare che fino al 2012 l’associazione presieduta da Giovanardi ha avuto in mano la gestione dei due Centri d’identificazione ed espulsione di Modena e di Bologna. Per un intero decennio, infatti, si è aggiudicata il controllo delle due strutture, cruciali per centro Italia, con un contratto che prevedeva dai 70 ai 75 euro al giorno per ospite. Le cose sono cambiate con l’arrivo al Viminale del ministro Annamaria Cancellieri, che ha approvate nuove gare d’appalto al massimo ribasso, con una base d’asta dimezzata e portata a 30 euro. Con il risultato di tagliare fuori dai giochi la Misericordia e spianare la strada al consorzio siciliano Oasi, l’unico a presentare un’offerta adeguata al nuovo budget.

E è stato proprio l’accertamento per presunte anomalie nella gestione del Cie, tra il 2010 e il 2012, avviato sul conto fratello del senatore ed ex direttore del pronto soccorso del Policlinico di Modena, a portare alla ribalta i guai finanziari della Misericordia. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha contestato pochi giorni fa a Giovanardi un mancato pagamento, negli anni in questione, dei contributi ai dipendenti per un totale di circa 300.000 euro, e il suo patrimonio è stato sequestrato in via cautelativa come garanzia nei confronti dello Stato. Mancati pagamenti di cui sarebbe responsabile l’amministratrice, ribadisce Daniele Giovanardi. “Non appena mi hanno congelato i beni ho iniziato a lavorare per ricostruire la situazione, per capire, insomma, come eravamo potuti finire in un guaio simile. Noi abbiamo sempre puntato su una gestione trasparente, per questo ero tranquillo, e non ho scoperto nulla fino a pochi giorni fa”.

Secondo quanto dichiara Giovanardi, l’amministratrice avrebbe sfruttato le proprie deleghe per coprire i buchi in bilancio con altri debiti, forte della fiducia che Comune, Asl e associazioni cittadine nutrivano nei confronti della Confraternita. I lavoratori stessi, spiega Giovanardi, “erano stati indotti a non fare parola dei mancati pagamenti perché lei aveva promesso nuove convenzioni, quindi nuovo lavoro e più risorse con cui rimborsarli”. Quando invece la Misericordia già da tempo navigava in cattive acque. Come spiega il fondatore della Confraternita modenese, la cui casa madre è a Firenze, “dall’esperienza Cie eravamo usciti con le ossa rotte. La prefettura di Bologna, ad esempio, non ci ha mai pagato alcune spese sostenute per la gestione degli ospiti, e io stesso ho messo molti soldi nel progetto e ottenuto una rateizzazione dei debiti con le banche. Ci stavamo rimettendo in piedi, finchè non è arrivata questa batosta”.

Allo stato attuale non si sa se si troveranno i soldi per coprire gli ammanchi. E se il servizio, quindi, che oggi riguarda gran parte della città di Modena, verrà portato avanti. “La situazione è disperata – sottolinea Giovanardi – qui c’è il rischio di non avere il denaro per il gasolio della ambulanze”. Al netto di denunce, verbali e recriminazioni, l’unica speranza per evitare di privare la città di un così sostanzioso servizio sociosanitario ai tempi di cospicui tagli alla Sanità, sono le istituzioni. In serata, infatti, Giovanardi ha convocato un’assemblea con istituzioni, Asl e associazioni legate alla Misericordia, sindacati compresi, ma il passo successivo sarà rivolgersi al Comune e chiedere un aiuto per garantire la copertura dei servizi almeno per il periodo estivo, così da elaborare una strada per risolvere i guai finanziari.

Solo di arretrati ai dipendenti, del resto, calcola Mohcine El Arrag, della Fp Cgil di Modena, “si parla di 50 mila euro”. Per mesi, dai tre ai dieci a seconda del lavoratore, i dipendenti della Misericordia non hanno visto né stipendi, né straordinari, né la tredicesima. Per non parlare di maternità o assegni famigliari. Chi, poi, lavorava al Cie quando ancora era gestito dalla Confraternita aspetta pure il tfr, il trattamento di fine rapporto. “Le difficoltà per i lavoratori sono enormi – sottolinea El Arrag – c’è chi non sa come pagare l’affitto, o si è dovuto privare di servizi essenziali come l’energia elettrica e il gas”. Ma ancor più preoccupante, per la Cgil, è la possibilità che la Misericordia sia costretta a chiudere. “E’ questo ciò che vogliamo scongiurare: la città non può perdere un servizio di tale importanza, oggi che la Sanità è già così in crisi. E i lavoratori non possono essere lasciati a casa in un momento in cui il mercato del lavoro è immobile. Chiediamo alle istituzioni di intervenire, altrimenti, come sindacato, siamo pronti a mettere in atto tutte le azioni possibili, comprese quelle legali, per tutelare i diritti dei lavoratori”.

di Annalisa Dall’Oca e Giulia Zaccariello

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