The Guardian lancia la piattaforma che copre l’identità delle fonti e dei whistleblower. Ad un anno dalle prime, clamorose rivelazioni dell’ex contractor Nsa, Edward Snowden, pubblicate proprio sulle colonne di The Guardian, il giornale britannico crea un sistema di trasmissione sicura di informazioni riservate e documenti coperti da segreto.
Per garantire l’anonimato, da oggi verrà utilizzata la piattaforma SecureDrop, progetto lanciato dalla Freedom of the Press Foundation e definito il “Wikileaks dei media”.
Con SecureDrop, la Freedom of the Press Foundation ha portato a termine il lavoro di Aaron Swartz, il programmatore morto suicida a 26 anni, diventato simbolo internazionale della libertà di informazione. L’algoritmo che rende impenetrabile la cassaforte virtuale delle informazioni è lo stesso di DeadDrop, il prototipo ideato dallo stesso Swartz, insieme al giornalista di Wired Kevin Poulsen.
SecureDrop utilizza il browser “Tor” (acronimo di The Onion Router) e cripta i contenuti, permettendo agli utenti che vogliono scambiare informazioni con i giornalisti di parlare in sicurezza e di navigare anonimamente, senza correre il rischio che il proprio indirizzo IP possa essere tracciato.
Già The New Yorker, ProPublica e The Intercept, il magazine online di Glenn Greenwald e di Pierre Omidyar, utilizzano la piattaforma di raccolta di leak, come pure il gruppo di giornalisti investigativi bulgaro Bivol, che gestisce la piattaforma BalkanLeaks.
“Il server di SecureDrop è separato da quello principale del The Guardian – precisa James Ball nel suo articolo di presentazione – e su di esso non vengono registrati né i file di log né alcun tipo di cookies. La pagina di whistleblowing, inoltre, è installata fuori dal Regno Unito”.
“Proteggere le fonti è di fondamentale importanza nel giornalismo – afferma Alan Rusbridger, editore del Guardian – e la vicenda dei documenti di Edward Snowden pubblicati sul nostro giornale, dimostra come sia diventato sempre più complicato”.
Ma SecureDrop non è l’unica cassaforte virtuale per coloro che vogliono segnalare abusi, illeciti o malversazioni in tempi di corruzione dilagante.
Su iniziativa di otto giornalisti di ritorno dalla Global Investigative Journalism Conference di Kiev, nel 2012 è nata la prima piattaforma italiana, Irpileaks, ideata dall’Investigative Reporting Project Italy (Irpi) e dal Centro Studi Hermes. Anche in questo caso, il sistema di sicurezza si basa sul browser Tor (che si avvale anche di una licenza d’uso open source, la Berkeley Software Distribution, grazie alla quale è possibile individuare possibili falle e correggerle) e sulla piattaforma GlobaLeaks.
Grazie alla Rete, sarà più facile la vita degli Snowden di domani, più difficile sarà quella dei corruttori.