Fuori da Confindustria non solo chi corrompe ma anche chi delocalizza. La richiesta arriva da Marco Gay, da un mese nuovo presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria. Parlando dal palco del convegno di Santa Margherita Ligure, Gay ha lanciato un’idea che si affianca a quella – isolare chi paga le mazzette, appunto – sfoderata il 29 maggio da Giorgio Squinzi durante l’assemblea annuale degli industriali. E ha lanciato un guanto di sfida a chi  “non accetta che il legittimo profitto sia indissolubilmente legato al territorio che lo genera”. “Esca da Confindustria”, è la proposta – e anche qualcosa in più – di Gay. La Fiat di Sergio Marchionne, come è noto, ha lasciato l’associazione già nel 2012, ma tutti gli altri dovranno fare i conti con il giudizio del successore di Jacopo Morelli. Inclusa la Ducati Energia della famiglia del ministro dello Sviluppo economico ed ex numero uno dei giovani confindustriali, Federica Guidi. “Non abbiamo paura a dirlo: la delocalizzazione di quelle imprese che producono utili ma che vanno alla ricerca di manodopera sempre più sottopagata, sradicando ricchezze produttive che hanno segnato la storia di intere città e distretti, oggi non può più essere considerata una qualsiasi opzione imprenditoriale”, ha detto Gay.

La richiesta al governo: vantaggi fiscali per tre anni a chi riporta in Italia la produzione – Occorre però distinguere le “fughe” per interesse da quelle per necessità. La delocalizzazione, infatti, “non può essere l’unica opzione data dal sistema a coloro che rischiano di chiudere perdendo tutto e sono costretti alla fuga per sopravvivere”, ha aggiunto Gay, per il quale il convegno segna il debutto al vertice. Se “noi ci impegniamo a non lasciare l’Italia”, è lo scambio proposto dall’imprenditore torinese, lo Stato deve “essere nostro alleato”. A rimpatriare dovranno perciò essere non solo i capitali ma soprattutto le produzioniE’ per questo, aggiunge, che “non ci serve uno scudo fiscale ma piuttosto uno scudo industriale“, ricordando come dal 2009 siano 79 le linee produttive ritornate in Italia e 26 solo nell’ultimo anno, tra cui 10 aziende meccaniche. Uno scudo, dunque, che preveda, propongono ancora gli under 40 di Confindustria, “vantaggi fiscali non inferiori al 50% totale del costo del lavoro per 3 anni finalizzati alle assunzioni a tempo indeterminato e una riduzione temporanea delle tasse sui profitti rimpatriati fino al 5%, se le aziende beneficiarie riportano in Italia la sede legale assumendo nuovi dipendenti”.

“Bene il taglio Irap, ora toglierla del tutto” – “L’Irap è stata tagliata. Molto bene. Ma per favore diteci che prima o poi la toglierete del tutto”. “Diciamolo chiaramente: se vogliamo che la crescita quando tornerà, porti anche lavoro bisogna passare a una tassazione dell’impresa che rafforzi chi assume regolarmente, anziché penalizzarlo come se fosse una colpa”.

L’articolo 18? “Superato dal mercato”. I giovani “non sanno cosa sia il contratto a tempo indeterminato: come parlare di Coppi e Bartali” – Le priorità per quanto riguarda il lavoro, invece, sono la riforma dei contratti – da fare entro quest’anno – e il salario minimo per rilanciare la contrattazione. Quanto all’articolo 18, spiega, “la questione è stata superata dal mercato. Per i giovani, parlare di un contratto a tempo indeterminato, oggi, è come parlare di Coppi e Bartali, di Rivera e Mazzola: non hanno idea di che cosa si tratti”. 

Gli imprenditori creino nuove start up: “Così molto più di 1 milione di posti” – Creare non solo posti di lavoro ma anche nuovi imprenditori. E’ la sfida rilanciata dal presidente dei giovani di Confindustria. “Qualcuno anni fa (il riferimento è a Silvio Berlusconi, ndr) ha promesso all’Italia di creare 1 milione di posti di lavoro. Ci ha firmato un contratto. Noi come imprenditori, di contratti, ne firmiamo ogni giorno. E li rispettiamo”, ha sottolineato. Proponendo però, per il futuro, un cambio di passo: “Le nostre imprese associate sono 13mila. Se ciascuno di noi incubasse anche solo una start up, in poco tempo avremmo 10mila nuove imprese. In termini di occupazione significa molto più di 1 milione di posto di lavoro”. Anche per questo, ha detto, “la ‘svolta buona’, senza imprese, è solo una sterzata brusca su una strada senza uscita”.

Il governo non perda un minuto e rispetti impegni – Per il governo arriva una dichiarazione di fiducia a tempo determinato, che però “si misurerà sulla capacità di rispettare gli impegni”. Tutt’altro che una cambiale in bianco al premier Matteo Renzi: “L’Italia ha un governo a cui gli italiani hanno chiesto di non perdere neanche un minuto. E noi siamo qui per dire: presidente Renzi, lavoriamo uniti. Abbiamo responsabilità distinte ma insieme possiamo arrivare lontano”. Gli anni “del tutti contro tutti non ci hanno portato a nulla”. Il Paese, aggiunge il nuovo presidente degli imprenditori under 40, “ha un presidente del Consiglio di 39 anni che ha ricevuto l’investitura elettorale più significativa d’Europa. Ha l’occasione di presiedere il semestre europeo proprio mentre comincerà la legislatura che deve scrivere la parola fine sulle politiche rigoriste”.Parlando del risultato delle Europee, Gay evidenzia come sia stato “un voto che grida cambiamento e responsabilità”, alla luce del quale bisogna rispettare impegni e fiducia. “Si è paragonato questo successo elettorale ai risultati di De Gasperi nel ’48 o di Fanfani 10 anni dopo. Risultati che consentirono al Paese un salto verso la modernità e la democrazia. Ma non dimentichiamoci che il nostro Paese ha conosciuto altri periodi di ampio consenso elettorale o parlamentare, anche in tempi molto più recenti. I governi che si sono succeduti, però, non hanno saputo capitalizzare quella fiducia per fare le riforme strutturali di cui avevamo bisogno”. Questa volta, dice, “non può essere così”.

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