L’8 giugno anche a Castel Volturno, provincia di Caserta, si vota per il ballottaggio. Nel 2012 l’ente è stato sciolto per condizionamento mafioso, nel 2008 il territorio balzò alle cronache per la strage di migranti, in 6 furono uccisi dal gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola. Ora si torna al voto, la sfida è tra il candidato sindaco di centro-sinistra Dimitri Russo e quello di centro-destra Cesare Diana. Ma i clan rischiano ancora di compromettere la validità del voto? Secondo il candidato Dimitri Russo “se vince Diana, quella compagine rischia lo scioglimento in pochi mesi se non per infiltrazioni dei clan, di certo per incapacità”. Mentre i cronisti del Fatto raccolgono le opinioni dei cittadini, passa un’auto elettorale che sostiene Diana. Alla guida c’è Giuseppe Gravante, figlio di Alessandro, oggi in carcere, esattore del clan dei Casalesi, fazione Setola. Al fianco di Giuseppe in macchina, sua figlia, Rosa, candidata, in Forza Italia, lista a sostegno di Cesare Diana. “Mio padre sta pagando la sua pena – spiega Gravante – io non condivido quello che ha fatto. I parenti non si scelgono. Infiltrazioni dei clan? Penso da Dimitri (il candidato di centro-sinistra, ndr) sì, chiedetelo a lui”. E poi rivolto ai cronisti torna sulla questione parentela: “Comunque mia figlia tiene 18 anni e l’avete infangata, fate schifo” di Andrea Postiglione e Nello Trocchia
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