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Due giugno, Libertà e Giustizia scende in piazza “contro la svolta autoritaria”

Iniziativa a Modena dell'associazione nel giorno della Festa della Repubblica. Il presidente Sandra Bonsanti rilancia l'allarme su legge elettorale e riforma del Senato e dice: "Non c'è alcun rispetto per chi la pensa diversamente. Va di moda il paragone con la Dc, ma in quel partito esisteva la cultura delle minoranze"
Due giugno, Libertà e Giustizia scende in piazza “contro la svolta autoritaria”
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Settant’anni (per quasi tutta l’Italia) di libertà dal regime fascista. E ora? “Il Paese di oggi sembra aver tradito il grande sogno democratico dei padri fondatori: un paese devastato da corruzione e disuguaglianze insopportabili, mentre prolifera un meccanismo oligarchico che crea consenso e chiede fedeltà”: recita così l’invito di Libertà e giustizia alla manifestazione indetta per lunedì 2 giugno a Modena (piazza XX settembre, dalle 14 alle 17:30, qui il programma). Ci saranno, tra gli altri, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Carlo Smuraglia, Marco Travaglio, Elisabetta Rubini, Gian Carlo Caselli, Alberto Vannucci, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky. Che avverte: “Questo sistema è destinato presto a incepparsi verso una soluzione autoritaria oppure a risollevarsi con una ripresa democratica grazie alla reazione degli esclusi”.

Il 2 giugno è il compleanno della Repubblica: un’occasione per festeggiare la Carta che ci hanno dato i padri costituenti. “Possiamo discutere, certo, di come vada migliorata”, spiega Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e giustizia. “Ma certo non si può pensare di fare una riforma tanto insensata come quella che ci viene proposta dal governo. Ricordiamoci sempre questa anomalia: il progetto di cui si sta discutendo è il progetto dell’esecutivo”.

Se c’è una materia di competenza parlamentare è quella delle riforme costituzionali…
Naturalmente. Non dimentichiamo anche il vizio originario: questa riforma fa parte di un patto, abbastanza oscuro, siglato al Nazareno tra il presidente del Consiglio e quello che era il capo dell’opposizione. Se ne sa molto, troppo, poco: si sa che ci sono alcuni paletti che non si possono superare, altrimenti il premier si dimetterà. Anche questa è una situazione anomala: non s’è mai fatta una riforma costituzionale con una minaccia di questo genere. O passa o me ne vado.

Ci sono state proposte di modifica anche da parte di parlamentari del Pd.
Io credo che Renzi dovrà accettare come minimo l’idea del Senato elettivo. E poi: un Senato come quello voluto dal governo sarebbe un grande carrozzone che non serve a nulla. Ma Berlusconi sarebbe comunque pazzo ad accettare l’idea di una Camera alta composta da amministratori locali, proprio ora che il Pd vince dappertutto!

Perché il bicameralismo perfetto non è mai stato modificato?
Perché ogni volta qualcuno ne approfitta per dire “vogliamo anche questo”, “vogliamo anche quello”. E allora si va verso la Repubblica presidenziale, con il facile slogan “gli italiani possono scegliere il loro Presidente”.

Riforma del Senato e Italicum vanno a braccetto.
È proprio l’accoppiata delle due riforme ad aver originato il manifesto “Verso la svolta autoritaria”, quello dei “professoroni” per intenderci. La cosa peggiore di questa fase politica è la mancanza di rispetto per le minoranze.

Il risultato delle Europee è anche una legittimazione ad accelerare sulle riforme?
Credo di sì. C’è un’apparenza di democrazia – vedi le primarie – in realtà tutto è tenuto sotto controllo da un potere monolitico. Va di moda il paragone con la Dc: ma in quel partito c’era rispetto per le minoranze. Qualche giorno fa, a Pistoia, il professor Zagrebelsky ha citato una frase di Tocqueville che è davvero perfetta per questo momento politico: “La maggioranza vive in una perpetua adorazione di se stessa”.

da Il Fatto Quotidiano del 29 maggio 2014

Aggiornato da Redazione Web  alle 17.59

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