Tortellini burro e Parmiggiano… con antipasto di Prosiutto di Parma e Mozzarrella.

Eh no! Non sgranate gli occhi di fronte agli apparenti “orrori” d’ortografia. Già, perché l’orrore c’è ma non è nel nome… semmai lo troverete nel piatto!

Stiamo parlando dell’Italian Sounding ovvero della falsificazione dei prodotti alimentari Made in Italy che coprono l’intero menù: dal salame veneto italiano (made in Canada), alla Mortadela o al formaggio Asiago (sempre fatti in Canada), ai maccheroni con sughi (???) “italiani” fatti in Cina con olio vergine (non extra e nemmeno d’oliva!) e spolverati con il Parmesao brasiliano o il Parmesano, accompagnati da un’eccezionale degustazione di Barolo, Brunello o Amarone, rigorosamente fatti con bustine e in taniche… il tutto condito da 60 miliardi in euro di fatturato persi dall’Italia per la contraffazione e falsificazione nel settore agroalimentare.

Buon appetito! E soprattutto buona fortuna, perché non è solo una questione di marchi e danno d’immagine ma di salute: non puzza solo il nome, ma l’intera filiera produttiva a partire dalle materie prime che sono di scarsa qualità – quando va bene – fino ad essere addirittura frutto di sofisticazioni chimiche dannose per la salute. E qui si brinda.

Cosa facciamo noi? Le uniche risorse sembrano essere Eataly (davvero è così?) e l’Expo 2015 – o almeno quel che ne resterà – mentre in questi giorni a Cibus (fiera internazionale dell’alimentare italiano) i Nas hanno presentato il Decalogo per il Consumatore e i colleghi del Nac (Nuclei Antifrodi Carabinieri) i dati del 2013 con sequestri per oltre 9 mila tonnellate di prodotti agroalimentari (+34% rispetto al 2012) e di oltre 3 milioni di etichette/packaging irregolari (+431% rispetto al 2012). Ancora non è abbastanza…

Sarà tutta colpa dello straniero? A dire la verità, tutta la verità, soltanto la verità, anche certi pseudo-produttori italiani senza scrupoli siedono tranquillamente al tavolo che raccoglie il frutto avvelenato delle agromafie e ci servono nel piatto prodotti falsi, scadenti o, peggio ancora, scaduti, con tanto di lauto guadagno per le loro tasche. Come dire: anche qui, in Italia, il tarocco c’è, ma non si vede…

Articolo Precedente

“La Spagna a Milano”, dall’8 al 18 maggio: arte, cultura e gastronomia

next
Articolo Successivo

Milano Food Week 2014, dal cibo di strada al vegan

next