Un ginecologo da oltre trent’anni nel reparto Ostetricia, quando nacque la mia prima figlia mi disse: “la donna, dopo la maternità, diventa più madre che moglie”. Sulle prime restai scettica e la presi come un’esagerazione. Con il tempo, l’esperienza, le storie ascoltate e vissute in prima persona, mi sono spesso tornate in mente le parole di quel medico che non ebbi più occasione di rivedere.

T. e P erano una coppia affiatata prima di avere figli, ma con la nascita di due maschietti a distanza ravvicinata, qualcosa si è incrinato. All’inizio, per garantirsi qualche ora di sonno in più, hanno tenuto prima uno e poi l’altro nel lettone in mezzo a loro, ma quella che doveva essere una contingenza momentanea si è trasformata nella routine di mesi e mesi. E lui, il legittimo proprietario del letto, si è ritrovato a passare le sue notti sul divano, lasciando il trono agli altri maschi di casa.

“Adesso è mio figlio che mi dice di andare a dormire sul divano, pensa come sono messo. Sono coalizzati. E quando mia moglie, nelle rare volte che i bambini dormono nello stesso momento, tenta un approccio, le rispondo che non mi va di farlo sul divano. Rivoglio il posto che mi spetta, tutto qui“.

E’ possibile essere papà felici ma mariti insoddisfatti?

Dovrebbero scrivere un manuale per i papà su come affrontare la coppia una volta che il bambino è nato”, si lascia scappare A. dopo mesi di incomunicabilità con sua moglie che, presa dalla bambina, vive in un mondo a due.

 “Ti piacerebbe avere un altro figlio?” Chiedo a R. un giorno al parco giochi. “Mi piacerebbe tantissimo. Ma prima devo ritrovare l’armonia famigliare e l’intimità con mia moglie“.

Ci sono decine di manuali sulla gravidanza, la puericultura, la genitorialità, intere sezioni nelle librerie di esperti che offrono perle di saggezza su come essere genitori. Chiunque abbia un figlio conosce il nome dei batteri più comuni, le marche di omogeneizzati o le creme per gli eritemi da pannolino. Parole come colostro e meconio si masticano come il pane, eppure si sa poco – e se ne parla ancora meno – del terremoto affettivo che colpisce la coppia dopo che un figlio è nato.

E’ un argomento complesso, vissuto con imbarazzo e impotenza, non ci si confida facilmente nemmeno con gli amici più intimi; non si vuole offrire un’idea sbagliata della propria situazione a chi sta fuori. Forse si spera che non parlandone, il problema resti meno reale.

Avere di fianco il proprio figlio, sentirne l’odore, ascoltare il suo respiro irregolare è un momento dolcissimo che è naturale voler gustare. Accostare il proprio viso al suo, studiare le pieghe del suo corpicino in continua evoluzione, le sue guance paffute e i capelli radi, è per molte mamme la realizzazione di un’attesa durata nove mesi. E per molte donne, non è semplice giungere alla decisione di staccarsene, anche se solo per la durata di una notte. Ma farlo diventa necessario per il benessere non solo del bambino, ma della coppia stessa.

Un figlio – ammesso che sia “proprietà” pro tempore di qualcuno – non è della madre e non è del padre, o meglio lo è di entrambi, che come coppia, insieme, l’hanno procreato. Il valore della coppia è fondamentale per l’educazione dei figli, estromettere il marito lasciandolo solo nel ruolo di papà è un errore che rischia di distruggere l’unione.

Vedere due genitori come parte indivisibile di una coppia in sintonia, è un esempio sull’amore che vale più di mille discorsi. Non si tratta di voler fare un torto ai propri figli né privarli di qualcosa che gli spetta, ma lasciare a ognuno il proprio ruolo.

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