Una ragazza mora in jeans stretti aspetta il turno con in braccio la sua bambina che piange. Passa un assistente sociale con i capelli ricci che tenta invano di acquietarla. Ci riesce un’altra assistente, che porta alla bimba un libretto colorato di Peppa Pig. Sulle brutte seggioline da sala d’aspetto d’ufficio postale altre tre persone attendono. Un signore di mezza età con la camicia bianca, un giovane dalla carnagione scura, un uomo dai capelli lunghi e brizzolati. Sono tutti affidati in prova ai servizi sociali, cioè devono scontare una pena, ma fuori dal carcere. Sono tutti in attesa del colloquio periodico con l’assistente sociale. Da oggi, Berlusconi Silvio è uno di loro. Se il Tribunale di sorveglianza scarterà, com’è probabile, la soluzione di porlo agli arresti domiciliari, l’ex presidente del Consiglio diventerà un “affidato in prova ai servizi sociali” e dovrà imparare la strada per arrivare qui, in questo ufficio milanese. È al numero 1 di piazza Venino, a un passo dal carcere di San Vittore.

Qui ha sede l’Uepe di Milano, l’Ufficio esecuzione penale esterna, che gestisce tutti coloro i quali scontano una pena fuori dal carcere. Qui il condannato Berlusconi Silvio dovrà venire per i colloqui periodici con gli assistenti sociali, i criminologi, gli psicologi che veglieranno su di lui nei prossimi nove mesi. A occuparsene personalmente sarà la dottoressa Severina Panarello, che dirige l’Uepe di Milano dopo aver diretto quello di Brescia. Berlusconi Silvio dovrà salire a piedi le scale che portano al primo piano ed entrare nella sala d’aspetto, dove un agente della polizia penitenziaria (senza divisa) accoglie gli utenti dietro un piccolo banco da reception. “Lei è un affidato?”. Sulle seggioline, tutti aspettano il loro turno in silenzio. Il lungo corridoio sghembo sembra quello di una scuola, con le porte che danno non sulle classi, ma sugli uffici degli assistenti sociali e degli altri operatori dell’Uepe. In questi uffici è stato scritto il rapporto sul condannato Berlusconi Silvio che oggi sarà esaminato dal Tribunale di sorveglianza. Non la consueta “indagine socio-familiare” in cui sono descritte le caratteristiche della persona condannata, della sua famiglia, dei luoghi dove vive e dove lavora.

L’Uepe di Milano, struttura del Dipartimento amministrazione penitenziaria (quindi del ministero della Giustizia) è talmente oberato di lavoro che ha raggiunto un accordo con il Tribunale di Milano: niente “indagine socio-familiare” per condannati a una pena che non sia superiore a un anno. E Berlusconi Silvio ha avuto sì quattro anni, ma tre coperti da indulto, con pena effettiva, dunque, di 12 mesi, che diventeranno nove con gli sconti concessi dal nostro ordinamento. Invece Severina Panarello e il suo staff hanno redatto, su precisa richiesta del Tribunale di sorveglianza, quello che qui chiamano “progetto di giustizia riparati-va”: un’ipotesi di percorso di “riparazione sociale”, attraverso l’impegno come volontario presso una struttura che assiste anziani disabili, una di quelle convenzionate con l’Uepe. Così a Berlusconi Silvio sarà proposto di andare, una volta alla settimana, a dare una mano in un centro non troppo distante dalla sua villa di Arcore. Ma sarà il Tribunale di sorveglianza a decidere, oggi o entro i prossimi cinque giorni, se rendere operativa la proposta dell’Uepe e chiedere all’affidato Berlusconi Silvio di prestare la sua opera nella struttura prescelta. Di certo, dovrà presentarsi periodicamente negli uffici di piazza Venino. Sarà uno dei 4.133 utenti del servizio guidato da Severina Panarello. Di questi, poco più della metà (erano esattamente 2.190 nel 2013) sono più o meno nelle stesse condizioni dell’ex presidente del Consiglio, cioè persone che scontano la loro pena con misure alternative al carcere. Gli altri, sono affidati ai servizi sociali senza essere condannati definitivi (un migliaio di questi riparano per aver guidato in stato di ebbrezza). Gli operatori dell’Uepe di Milano sono fieri del loro lavoro: esibiscono le cifre sulla recidiva, secondo cui torna a commettere reati il 68 per cento di chi è stato in carcere e solo il 19 per cento di chi ha scontato pene alternative. In questa statistica per il 2014 entrerà anche il condannato Berlusconi Silvio.

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