Mps non ha bisogno di 3 bensì di 6 miliardi di euro di capitale:  se consideriamo l’ancora bassa copertura di sofferenze e incagli rispetto a Intesa e Unicredit e la restituzione a breve dei Tremonti bonds, la provvista di 3 miliardi è inadeguata. Oltretutto, il prezzo oggi è troppo elevato”. Ad affermarlo, ai microfoni di Radio 24, è stato Davide Serra, il fondatore e amministratore delegato del fondo Algebris vicino al premier Matteo Renzi. E lo ha fatto proprio mentre il presidente di Mps, Alessandro Profumo, parlava con ottimismo della situazione della banca e l’istituto si appresta a varare la ricapitalizzazione da 3 miliardi imposta dall’Ue per la restituzione degli aiuti di Stato ricevuti dal governo Monti.

“Mi vennero gli insulti di Bersani quando dissi che i bond pubblici a Mps erano un errore, salvare la fondazione per avere una banca che tagliava impieghi a imprese e famiglie. Lo Stato – ha sottolineato ancora Serra- doveva avere il coraggio di fare l’aumento di capitale, prendere il controllo, mandare la Fondazione e i politici locali a casa, effettuare le varie operazioni responsabilità nei confronti di chi aveva commesso dei reati e poi riprivatizzare, come è successo per Bank of  Scotland, Fortis, e altre in tutta l’Europa. Da noi -continua Serra- come al solito per non prendere decisioni, fu fatto quest’accrocchio”.

Intanto emergono gli accordi con i quali la Fondazione Mps (Fmps) e i due nuovi azionisti sudamericani della banca, Fintech e Btg che controllano congiuntamente il 9% dell’istituto, hanno blindato il meccanismo di nomine congiunta dei futuri vertici con veti incrociati per la nomina dell’amministratore delegato e del presidente del Monte dei Paschi di Siena.

Le parti, si legge nel patto parasociale che avrà durata di tre anni, “hanno concordato che: la designazione (congiunta) da parte degli acquirenti di un candidato proposto alla carica di amministratore delegato sarà soggetta alla preventiva approvazione di Fmps, che non dovrà essere ingiustificatamente rifiutata”. Al tempo stesso, prosegue il testo del patto, “la designazione da parte di Fmps di un candidato proposto alla carica di presidente sarà soggetta alla preventiva approvazione degli acquirenti, che non dovrà essere ingiustificatamente rifiutata”.

Complessivamente le parti presenteranno una lista unica che esprimerà un minimo di sei candidati alla nomina del cda della banca. Il meccanismo stabilito è che i soci sudamericani “avranno diritto di designare congiuntamente il primo candidato della lista”, mentre il secondo spetterà alla Fondazione e così via. Lo stesso impegno vale per la nomina del collegio sindacale.

Infine i primi commenti, non teneri, sull’accordo tra nuovi e vecchi soci. “Il grado di trasparenza decisionale potrebbe ridursi “. E’ stato l’allarme di Standard Ethics, agenzia indipendente di rating in materia di sostenibilità, responsabilità sociale e governance,  sulla “rapida riduzione della quota in possesso alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena nonché la contestuale costituzione di un patto parasociale su quote rilevanti del capitale della Banca senese”.

Tali elementi, evidenzia l’agenzia internazionale che attribuisce a Monte dei paschi di Siena uno Standard ethics rating pari a EE-, “modificano radicalmente l’assetto proprietario introducendo elementi che, potenzialmente, potrebbero ridurre il grado di trasparenza decisionale dal lato della proprietà”.  L’analisi di Standard Ethics si estenderà agli acquirenti della partecipazione della Fondazione e firmatari degli accordi parasociali, Fintech Advisory Inc. e BTG Pactual Europe LLP (gruppo BTG Pactual), e proseguirà durante le fasi dell’ormai prossimo aumento di capitale.

Articolo Precedente

Unipol, all’ad Cimbri 3,2 milioni di stipendio dopo la fusione con Fonsai

next
Articolo Successivo

Dai Letta a Catania, i big della società che sceglie chi occupa le poltrone pubbliche

next