Volevano incontrare l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli per chiedere conto di quell’autorizzazione a trivellare che la compagnia petrolifera texana Aleanna Resources, il 24 luglio 2013, ha domandato al ministero dello Sviluppo economico per il sito di Ponte del Diavolo, vicino a Ferrara, area colpita dai fenomeni sismici del maggio 2012. Ma Muzzarelli all’appuntamento non si è presentato. Tanto che alla fine gli attivisti del comitato No Triv, arrivati a Bologna insieme al sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e a una delegazione di vicesindaci e assessori provenienti dai Comuni di Masi Torello, Mesola, Alfonsine e Comacchio, si sono dovuti accontentare di parlare con i tecnici. Che però, spiega Irene Gigante dei No Triv di Cento, “non erano nella posizione di rispondere per la Regione Emilia Romagna, che in tema di idrocarburi è l’ente competente ad effettuare la Valutazione di impatto ambientale (Via) di un progetto, e quindi a concedere il via libera alle trivelle”.

“E non è nemmeno la prima volta – racconta Gigante – già a febbraio avevamo chiesto all’assessore di incontrarci, ma all’assemblea pubblica che avevamo organizzato a Cona, nel ferrarese, non si è presentato, troppo impegnato con la campagna elettorale che lo vede candidato a sindaco di Modena. Anche noi abbiamo un lavoro e una famiglia, e saremmo stati disponibili a rinviare l’incontro. Ma Muzzarelli non è nemmeno passato un momento a scusarsi, o a spiegarci le motivazioni della sua assenza”. Contattato da ilfattoquotidiano.it, Muzzarelli ha spiegato che l’impegno che l’ha portato a disertare l’appuntamento con cittadini e sindaci era legato ai suoi doveri di assessore: “Ero impegnato a seguire una vertenza legata a una crisi aziendale e la riunione si è protratta più a lungo del previsto. La giunta, comunque, era rappresentata”. Dal sottosegretario Alfredo Bertelli, per la precisione, che però, spiegano i No Triv, “non era la persona dalla quale pretendevamo delle risposte”.

Di questioni di cui discutere, in merito al progetto che riguarda Ponte del Diavolo, almeno secondo cittadini e sindaci della provincia di Ferrara, invece, ce ne sarebbero molte. Una fra tutte, il rischio sismico a cui l’Emilia Romagna è soggetta. Spetta infatti alla Regione, come riferito dallo stesso Muzzarelli in seguito all’interrogazione presentata dal capogruppo del Movimento 5 Stelle di viale Aldo Moro, Andrea Defranceschi, “esprimersi circa la compatibilità del progetto Tombellina 1 dir”. E cioè il pozzo esplorativo di ricerca idrocarburi (gas metano) per il quale Aleanna Resources ha chiesto l’autorizzazione a trivellare. E pare proprio che la fase 2, quella che prevede appunto “perforazioni” per individuare il metano nel sottosuolo ferrarese, riceverà presto il via libera.

“Allo stato attuale delle conoscenze – scrive Muzzarelli – la sequenza sismica iniziata il 20 maggio 2012 può essere spiegata solamente come conseguenza di un accumulo di stress tettonico in una zona simicamente attiva. […] La sola attività di perforazione senza estrazione di fluidi, come è quella proposta da Aleanna Resources in questa fase di ricerca, non comporta alcuna modifica delle tensioni presenti nel sottosuolo. Non si ravvisano, quindi, elementi tali da giustificare l’espressione di un giudizio negativo circa la compatibilità del progetto in applicazione del principio di precauzione”. In più, la normativa prevede che un eventuale ‘no’ dell’amministrazione regionale al progetto di Aleanna Resources debba essere motivato da dati precisi, altrimenti il rischio è che la compagnia si rivolga al Tar, esattamente come fece Independent Resources quando la Regione rifiutò i permessi per le trivellazioni di Rivara, dove gli inglesi vorrebbero costruire un maxi deposito di stoccaggio gas. L’idea della Regione, quindi, è concedere ad Aleanna il via libera per l’istanza di perforazione di sondaggio, per poi negare l’autorizzazione alla fase di estrazione.

I conti però non tornano – sottolinea Gigante – perché un’azienda dovrebbe investire 12 milioni in un pozzo di ricerca se sa di non poter poi procedere all’estrazione? E poi anche la ricerca comporta un impatto ambientale”. Il timore è che alla fine a pagare siano i contribuenti. A giugno, del resto, lo stesso Stato aveva versato 5 milioni di euro alla Regione Emilia Romagna da destinare alla società di ricerca idrocarburi come contributo per la fase di studio e analisi (delibera di presa d’atto di 24 giugno). “E anche se non è provata una relazione tra le trivellazioni e i terremoti – continua Gigante – cosa succederebbe se ci fosse un’altra scossa a impianto allestito? La precauzione non basta, va bene, ma ci sono le nostre case a pochi metri dag quel pozzo”. E del resto, tra terremoti, alluvioni e frane, era stato proprio il governatore Vasco Errani, pochi giorni fa, a dire: “Qui ci viene giù la regione”.

Subsidenza, rischio sismico, vulnerabilità idrogeologica: puntare il dito contro la burocrazia per No Triv e sindaci del ferrarese non basta. “Noi vogliamo sapere qual è la posizione della Regione” conclude Gigante. “Mio padre è morto d’amianto a Taranto, e ricordo bene come la famiglia Riva ci rassicurò circa la mancanza di rischi per i lavoratori dell’Ilva. So che ci sono amministrazioni che possono essere influenzate da poteri forti, ma all’Emilia Romagna noi chiediamo onestà intellettuale: dica con chiarezza che si opporrà, insieme a noi, al progetto di Aleanna Resources. Noi non ci fermeremo, e porteremo questo caso in Parlamento”.

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