Tre ergastoli per gli ex nazisti della divisione “Hermann Goering”. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della procura generale militare confermando le condanne a vita agli accusati delle stragi sull’Appennino tosco-emiliano nella primavera del 1944, una di queste è quella del Monte Falterona (200 morti), tra le province di Firenze e di Arezzo. La Corte ha anche disposto un nuovo processo di appello per altri 2 militari e due eccidi rimasti senza colpevoli: Monte Morello (la più alta montagna della cosiddetta “conca” fiorentina) e Mommio di Fivizzano (in provincia di Massa Carrara). 

A 70 anni di distanza la Cassazione riapre dunque il capitolo giudiziario per le quattro stragi naziste. Un nuovo processo d’appello dovrà accertare le responsabilità dei cinque ex militari nazisti, tutti novantenni. Tre di questi per due degli eccidi dei resistenti (tra cui molte donne, anziani e bambini) sono già stati condannati all’ergastolo dalla corte d’appello militare di Roma, il 26 ottobre del 2012: sentenza che ieri sera (19 marzo) è diventata definitiva appunto per decisione della prima sezione penale della Suprema Corte.

Ma accogliendo il ricorso della procura generale militare, la prima sezione penale della Cassazione, in un collegio tutto femminile e presieduto da Maria Cristina Siotto, ha stabilito anche un nuovo processo a carico di ufficiali e sottufficiali della divisione corazzata che portava il nome di Hermann Goering, il fondatore e comandante della Luftwaffe e a lungo ritenuto il numero due e eventuale sostituto di Adolf Hitler alla guida del Terzo Reich.

Il nuovo processo sarà celebrato per accertare le responsabilità per gli eccidi di Monte Morello e quello di Mommio di Fivizzano, finora rimaste senza colpevoli. Mentre per la strage di Monchio, Susano e Costrignano sull’Appenino modenese (oltre 150 morti), del 18 e 20 marzo 1944, della quale proprio in questi giorni ricorrono i 70 anni, e per l’eccidio del monte Falterona del 13 e 18 aprile, andrà valutato se ci sono ulteriori responsabilità oltre a quelle accertate. Gli imputati (tutti condannati a vario titolo in primo grado), che dovranno tornare alla sbarra, sono l’allora capitano dell’esercito tedesco Helmut Odenwald, di 95 anni; l’ex tenente Erich Koeppe (95), assolti in appello per i quattro capi d’imputazione, e il sottotenente e medico della divisione Hans Georg Karl Winkler (92), il caporale, poi sergente, Alfred Luhmann (89) e il sergente Wilhelm Stark (93), condannati all’ergastolo. Il sesto degli imputati giudicati in appello, Ferdinand Osterhaus, è morto. Sono venti le parti civili, tra cui la presidenza del Consiglio, le Regioni Emilia-Romagna e Toscana, Anpi e i Comuni interessati. 

Gli ex militari rinviati a giudizio furono 12. Il primo grado si era celebrato a Verona, distretto competente per la giustizia militare nel Nord Italia. Qui il 6 luglio 2011, al termine di un processo fiume, con 54 udienze e decine di testimonianze di sopravvissuti, in nove (di cui tre sono morti tra il primo e il secondo grado) furono condannati all’ergastolo, mentre tre ex militari furono assolti. Le intercettazioni effettuate tra il 2005 e il 2006, disposte dall’autorità tedesca, hanno aiutato gli inquirenti italiani districarsi a decenni di distanza tra le responsabilità.

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