La domanda che tutti si pongono è la seguente “introdurrà Renzi una tassa patrimoniale una tantum, ponendo fine alla nostra lunga attesa?”. E’ questo il dilemma che nessun presidente del Consiglio italiano ha mai voluto affrontare, ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Matteo Renzi, da bravo furbetto alla prime armi con la politica nazionale ed internazionale, ha pensato di evitarlo usando i fondi strutturali dell’Unione Europea per l’abbattimento del costo e della tassazione del lavoro. Se fosse così facile, viene da pensare, perché non l’hanno fatto i due suoi predecessori? Ma continuiamo con il racconto: Renzi è andato a Bruxelles e, con quel suo fare da primo della classe, ha fatto la sua proposta. Ma questa volta invece che un paese condizionato dai mass media, si è trovato di fronte la preside della scuola, Angela Merkel ed il vice preside, David Cameron, ai quali la sua idea non è affatto piaciuta. I due gli hanno molto seccatamente spiegato perché questi scambi non sono possibili e lo hanno invitato a tornarsene a casa al più presto per risolvere i gravi problemi finanziari del paese.

E’ chiaro che a Bruxelles Renzi non ha fatto una buona impressione, ma questo è poco male, ormai l’Europa ed il mondo sono abituati all’eccentricità ed alla poca professionalità dei nostri primi ministri, in fondo ne sforniamo uno all’anno e nessuno ha la minima idea di come risolvere i problemi del paese, e dato che gli ultimi non sono stati eletti, non hanno neppure la forza politica di varare le riforme necessarie per la ripresa. A dire il vero, le cose peggiorano di anno in anno mentre l’età dei premier diminuisce: che esista un rapporto direttamente proporzionale tra i due? Tutto è possibile nel Bel Paese.

Sta di fatto che gli indicatori economici sono allarmanti: nel 2013, ad esempio, il rapporto Pil-debito ha raggiunto il 132,6 per cento, siamo ai livelli massimi dall’inizio degli anni Novanta, invece di andare avanti facciamo come il gambero, andiamo indietro. Se continua così nel 2014 saliremo al 140 per cento, ma prima il preside ed il vice preside ci puniranno per non aver fatto quanto promesso e cioè prendere misure efficaci per ridurre il debito. Senza parlare del fiscal compact,  50 miliardi di euro da trovare entro l’anno, soldi che da qualche parte dobbiamo tirar fuori.

Soluzione: tassiamo i patrimoni. Al momento il lavoro viene tassato al 45 per cento, le imprese al 60 e le rendite finanziarie al 20%, assurdo vero? Ma c’è di peggio: i capitali fuoriusciti, quelli volati a Londra e a Berlino per acquistare abitazioni, sono esentasse. Basta una piccola legge per cambiare questa situazione e rovesciare la proporzione ed una telefonata ai catasti dei paesi membri dell’Ue per imporre l’Imu sugli immobili all’estero. E’ questa una proposta che piacerebbe molto alla Germania ed al resto dell’Europa, in fondo è in linea con la formula applicata a Cipro e con il mantra che dal 2012 risuona da Bruxelles: avete dei debiti, prima di aiutarvi aiutatevi da voi, tassate i vostri cittadini, ma togliete più ai ricchi che ai meno ricchi.

Adesso che i fondi strutturali gli sono stati negati e che i compiti a casa non sono andati bene Renzi dovrà inventarsi qualcosa di nuovo per rilanciare l’Italia, anche perché difficilmente questa volta Draghi potrà correre in nostro aiuto. Noi siamo scivolati nella categoria più bassa dell’Unione dove si trovano Romania e Serbia; Spagna, Portogallo ed Irlanda sono ad un gradino superiore. Per ridurre il debito c’è un’unica unica soluzione: la patrimoniale.

Bisogna dire che, dopo tutto il baccano mediatico e gli atteggiamenti da grande premier del Fonzie italiano, sarà divertente vedere come Renzi strutturerà e presenterà la patrimoniale agli italiani e come incasserà la madre di tutte le umiliazioni per un premier italiano.

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