Telecom Italia va in rosso per 674 milioni nel 2013 e congela il dividendo. Con l’eccezione delle risparmio cui distribuirà una cedola da 2,75 centesimi (166 milioni in totale). Ma non basta a tenere alto il titolo che crolla in Borsa (-3,4% il tonfo in apertura). Intanto il gruppo assiste alla flessione dei ricavi (23,407 miliardi, -5,2% rispetto all’esercizio 2012). E, a livello industriale, in Trentino perde anche pezzi della futura fibra. La Provincia di Trento ha deciso di uscire dalla Trentino NGN srl, società controllata dall’ente (52%) e da Telecom Italia (41,1%) per fare spazio ad un nuovo progetto di sviluppo di banda ultralarga esclusivamente pubblico. La prima commissione permanente dell’ente presieduta dal piddino Luca Zeni, ha preso così una decisione diametralmente opposta all’indirizzo del premier Matteo Renzi, che invece si è detto favorevole alla separazione della rete in rame di Telecom Italia dal gruppo e alla creazione di una nuova società con la Cassa Depositi e Prestiti per la realizzazione della nuova infrastruttura in fibra.

Per la Provincia della regione autonoma si tratta di una netta inversione di tendenza. All’inizio del progetto, nel 2011, l’ente confidava nella possibilità di sviluppare la rete per la banda ultralarga attraverso una partnership pubblico-privata. Trentino NGN srl venne infatti inizialmente creata con il conferimento di 60 milioni da parte della Provincia di Trento e della rete in rame da parte di Telecom. Il piano prevedeva che, dopo la realizzazione della fibra, il network in rame sarebbe stato spento e il gruppo guidato all’epoca da Franco Bernabé avrebbe potuto esercitare un’opzione di acquisto sulla parte di capitale di Trentino NGN non ancora in suo possesso diventando così l’unico socio dell’azienda proprietaria della nuova rete in fibra.

Il progetto però non è mai realmente entrato nella fase operativa: nel 2012 è stato, infatti, bloccato dal ricorso di Fastweb, Vodafone e Wind alla Commissione Europea per violazione delle regole di libera concorrenza. “E’ fondamentale garantire che i fondi pubblici non vengano utilizzati per favorire un solo operatore”, aveva spiegato il commissario Joaquim Almunia al momento dell’apertura dell’indagine. E ora, a distanza di un anno e mezzo dallo stop di Bruxelles, ha ripreso in mano il progetto banda larga. Perchè come ha evidenziato Zeni “è importante che la proprietà dell’infrastruttura resti pubblica”.

L’intera faccenda Trentino NGN non promette certo bene per Telecom che lo scorso anno è riuscita ad ridurre lievemente il debito di 1,4 miliardi a 26 miliardi grazie anche alla dimissione di asset come Telecom Argentina. “Il margine di liquidità a dicembre 2013 è pari a 13,6 miliardi di euro e consente una copertura delle Passività Finanziarie di Gruppo in scadenza per oltre 24 mesi”, informa una nota della società guidata da Marco Patuano

Il quale non perde l’ottimismo e fa sapere che dopo aver affrontato “la guerra dei prezzi sul mercato del mobile e avendo contribuito a riportare la competizione sul piano della qualità delle reti e dei servizi chiudiamo l’anno tornando ad essere leader in termini di ricavi. Grazie ai forti investimenti nelle tecnologie di nuova generazione, siamo in condizione di rispondere al meglio alla crescente domanda di servizi innovativi e convergenti. Copriamo infatti già 42 città con la fibra ottica e 651 comuni con la quarta generazione mobile. Anche in Brasile intendiamo cogliere appieno la crescente domanda di traffico dati, proseguendo ad investire in infrastrutture. Abbiamo deciso di rafforzare ulteriormente la struttura patrimoniale della società e di continuare a investire sulle reti. Anche per questo proporremo all’Assemblea di non distribuire dividendi alle azioni ordinarie, ma di corrispondere la cedola statutaria agli azionisti di risparmio. La progressiva ripresa del mercato domestico ci permetterà di tornare a remunerare tutti i soci nel prossimo esercizio”

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