Parlando in italiano alla presentazione dell’Expo 2015 al Parlamento europeo, Herman Van Rompuy fa una gaffe e chiama “Marrone” il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.

“Marrone” come il colore o, ad essere maliziosi, come una parte del corpo poco esposta al sole e perennemente in coppia. Insomma quanto basta per scatenare l’ilarità della sala gremita delle più alte cariche delle istituzioni europee, eurodeputati, funzionari, giornalisti e dipendenti del parlamento europeo. Poco dopo il Premier Enrico Letta torna sulla gaffe ringraziando il “Presidente Marrone” e l’ignaro Van Rompuy che si guarda attorno e non capisce. Glielo avranno spiegata più tardi.

Ecco che basta una parola sbagliata, un involontario nomignolo, un’involuta allusione, e l’enigmatico Presidente del Consiglio europeo (istituzione Ue che rappresenta i governi nazionali) appare per la prima volta in cinque anni simpatico, divertente, insomma umano. Qualità del tutto inedite per l’ex Premier belga oggi seduto su una delle poltrona più importanti dell’Unione europea, istituita dal Trattato di Lisbona per dare un nome e un volto all’Unione europea.

Non è una cosa da poco. Nel 2009 Van Rompuy è stato scelto come primo Presidente del Consiglio europeo perché possiede una dote fondamentale a ricoprire questo ruolo: la capacità di mediazione. Mediazione tra 27 – oggi 28 – capi di Stato e di Governo spesso testardi e capricciosi che vengono a Bruxelles per esigere invece che lavorare ad un progetto comune e che con le loro ingombranti pretese rendono l’intero processo legislativo europeo ancor più macchinoso e a tratti schizofrenico. Van Rompuy, una personalità dalle indubbie capacità politiche ma con scarso carisma e appeal, messa alla guida di una struttura burocratica e tecnica come il Consiglio europeo. (Una parentesi è d’obbligo: a Van Rompuy si rimprovera spesso di non avere alcuna legittimità popolare. Questo è solo parzialmente vero: non è stato eletto dal popolo ma è stato scelto dai capi di Stato e di Governo i quali, a loro volta, hanno piena legittimità popolare).

Ma oggi l’Europa non ha più bisogno di mediazioni e figure di compromesso. Lo stallo nel quale si è finiti cercando di mettere d’accordo 28 teste differenti e con interessi differenti non ha portato a nulla di buono. Ne è una riprova la gestione fallimentare della crisi economica, dove hanno deciso le “teste” più forti (come la Germania), oppure la tarantella sul bilancio Ue 2014-2020 dove si è toccato il ridicolo con i tagli imposti alla cieca da Premier in cerca di consensi casalinghi (come Cameron).

Quello di cui ha bisogno oggi l’Europa è uno scatto in avanti, di protagonisti di spessore, di leader illuminati e, perché no, anche simpatici, persone che sappiano prendere decisioni giuste ma anche inspirare nelle teste e nei cuori dei cittadini europei quel sentimento europeo che sta andando pericolosamente scomparendo. Insomma volti umani, non grigi burocrati. Politici che sappiano parlare al popolo e che, possibilmente, abbiano dal popolo diretta legittimità democratica.

Van Rompuy ha fatto ridere per sbaglio con il suo “Presidente Marrone”. L’auspicio è che il suo successore sia una persona europea e umana, abile nella diplomazia ma anche nel trascinare il popolo, politica nel mettere insieme 28 teste diverse ma anche nel saperle riunire all’interno dello stesso discorso europeo. L’Europa non può più essere un compromesso. L’Ue e i suoi leader devono anche essere in grado di far ridere, altrimenti non ci resterà altro che piangere.

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