Un intero Appennino da Piacenza sino Forlì martoriato, messo in ginocchio dalle frane. L’Emilia e la Romagna sembrano non avere pace a causa delle piogge. Questo strano inverno dopo le alluvioni e le piene dei fiumi che hanno messo in ginocchio la Bassa modenese, ha infatti reso la situazione critica anche in montagna. Domenica 2 febbraio è stata una vera e propria giornata di passione, tanto che sino al 7 febbraio 2013 la Protezione civile dell’Emilia Romagna ha attivato lo stato di attenzione per criticità idrogeologica nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e sull’Appennino forlivese. E a distanza di meno di un anno l’Appennino sta rivivendo una emergenza idrogeologica simile a quella che dovette affrontare meno di un anno fa.

Una delle zone più colpite è la provincia di Parma. A Pietta, una piccola frazione di Tizzano, nella sola giornata di domenica altre due famiglie sono state sgomberate dalle loro case per colpa di una frana che sta mettendo a rischio l’esistenza stessa del borgo. L’abitato è infatti sistemato sull’orlo di una vecchia frana e – con di fronte un pendio, un costone argilloso alto decine di metri – sembra letteralmente fermo sull’orlo di un baratro. I movimenti del terreno che la pioggia di questi giorni sta causando, hanno costretto all’evacuazione di molte case nell’ultima settimana. Per Pietta si teme il peggio e c’è chi pensa che la frazione potrebbe presto rimanere spopolata. Sempre in quella zona del Parmense altri problemi hanno riguardato la strada statale Massese, minacciata da un’altra frana che ha fatto rigonfiare il manto stradale. Disagi anche in provincia di Reggio Emilia. Alle Macchie, una frazione del comune montano di Carpineti, quattro famiglie sono state costrette a raggiungere a piedi la propria casa, per via di una grande frana che ha bloccato le strade e messo a rischio anche la fornitura di energia elettrica.

Problemi anche in provincia di Bologna dove la situazione rimane critica per ciò che riguarda le due frane storiche di Monghidoro e Castiglione dei Pepoli. Proprio a Castiglione venerdì 31 gennaio all’alba, una abitazione si è trovata d’improvviso addosso una massa di terra e degli alberi. Per fortuna l’edificio è rimasto in piedi e dentro non c’era nessuno. Ma l’ordinanza di sgombero è stata immediata “La situazione è critica perché è caduta tanta pioggia, il suolo è saturo e la possibilità che ci siano degli smottamenti è molto alta”, spiega Marco Pizziolo, esperto di frane e tecnico della Regione Emilia Romagna. Tuttavia, secondo il geologo, con le frane (70 mila quelle stimate nell’appennino emiliano romagnolo, 400 mila in tutta Italia), bisogna imparare a convivere, perché sono un fenomeno naturale: “Bisognerebbe fare prevenzione. Sulle strade, per esempio, una manutenzione ordinaria sulla circolazione delle acque a monte e a valle della carreggiata aiuterebbe. Ma con le scarse risorse finanziarie in mano agli enti locali questo è un lavoro che si fa sempre meno”. A pesare sulla criticità dell’appennino in Emilia Romagna è anche l’alta antropizzazione: “La vulnerabilità dell’appennino è aumentata parallelamente all’aumento degli insediamenti. Più strade e più insediamenti ci sono, più è possibile che questi siano coinvolti da fenomeni franosi”, spiega Pizziolo. “Certo, da un po’ di tempo a questa parte, eccetto rari casi, nessun piano urbanistico consente più di costruire su una frana”. Ad ogni modo la situazione resta critica: “Le nostre frane per fortuna si muovono abbastanza lentamente quindi fanno molti danni, ma di solito ci se ne accorge un po’ prima. Certo non possiamo stare tranquilli, soprattutto per quanto riguarda le frane sulle strade, dove passano le automobili e possono trovarsi davati dei pericoli in qualunque momento”.

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