Ha la stessa età di sua madre. Frutula ha quindici anni come la madre quando le ha dato la vita. Jennifer  l’ha chiamata così. Frutto d’amore, di ingenuità e di circostanza. Era studentessa quando si è scoperta incinta. Dopo la prima ne sono arrivati altri. Ma Frutto d’Amore è rimasta l’unica per sua madre. Assieme ai ribelli della Seleka arriva la guerra di marzo dell’anno scorso. Jennifer è  in città col figlio più piccolo al dorso. Quando di notte torna a casa non trova più nessuno. Il marito e il padre dormono senza vita nel suolo. Gli altri membri della famiglia sono assenti alla voce.

La guerra di Bangui in Centrafrica è come tutte le altre guerre. Impastate di violenza, di dolore e di follia. La guerra sono le mani e le parole che si armano di paura e di vendetta. Pochi mesi sono bastati perché anni di soprusi e di oppressioni declinassero verbi di morte. Migliaia di profughi e sfollati e feriti e umiliati e offesi. Hanno perso tutto in un momento e scappano senza sapere dove andranno a rifugiarsi. Per pudore si nascondono dietro le tende intessute di memoria. Fugggono dalle frontiere come lacrime. Portano negli occhi la vergogna delle ferite che hanno visto.

Frutula e i suoi fratellini scappano ancora. Nel cammino alcuni ribelli li hanno presi come bottino di guerra. Lei, la sorella più grande, era come la speranza che li tirava per mano. Un ribelle senza nome l’ha portata in disparte e violentata. Aveva la stessa età di sua madre. Non ricorda nè il volto nè gli occhi di chi le ha rubato gli anni. Frutto d’Amore l’ha chiamata sua madre senza pensarci due volte. Dopo qualche settimana si accorge che il suo corpo è diverso da prima. Sua madre li trova nel Camerun. Ospiti della Croce Rossa Internazionale e delle altre croci senza colore.

Arriva incinta a Niamey per uno stupro lungo la strada. Frutula parla poco e diventa madre con la stessa età di sua madre. Neanche si fossero messe d’accordo. Frutto d’Amore e frutto di una rapina appena fuori città. Le guerre sono le rapine, i saccheggi e gli stupri se ne servono come fedeli scudieri. Uno sconosciuto della Seleka le ha preso quanto neppure conosceva. Seleka vuol dire ‘patto‘ nella lingua sango del Centrafrica. Patto mai deciso eppure nato l’altro sabato verso le tredici dopo una notte di dolore. E’ un maschio che somiglia in qualcosa al padre sconosciuto.

Non sa come si fa. Per fortuna c’è sua madre che a 31 anni è nonna per la prima volta. Dice che sua figlia non sa come lavare il neonato senza sporcarsi. Che si trova impacciata nel dargli il seno. Che non si sveglia nella notte quando il bimbo piange. In poche parole ancora non sa cosa vuol dire essere madre a quindici anni per la guerra. Frutula è il primo Frutto d’Amore per Jennifer che la crede bambina per essere madre. Ha cominciato a imparare taglio e cucito per rammendare la sua vita lacerata. Frutula si veste di rosa come le donne che aspettano la primavera per sposarsi.  

E’ nato passando prima coi piedi. Le hanno operato un taglio per agevolare l’ingresso del figlio tra i mortali di questa terra. Rubato da un viaggio e imprestato alla vita. Frutula è andata a scuola fino all’ultimo giorno. Ha l’aria mite di chi è abituata ai miracoli. Lei con sua madre l’hanno chiamato Precieux. Prezioso come la prima volta e come l’ultima. Tra qualche giorno dovrà tornare alla clinica per un controllo. Ha smesso di aver paura. Ora sa che sua madre e lei sono uguali e quasi sorelle. Ha ancora tante cose da imparare da suo figlio nato in terra straniera.

Frutula non sa ancora quello che farà da grande. Ha portato per nove mesi il frutto di una rapina. Avrebbe potuto giudicarlo come un ospite ingrato. O allora come un clandestino che transita senza identità. Poteva pure maledire la vita che le rubato il padre. Nessuno l’avrebbe rimproverata di vendicare l’aggressione dei Seleka. Poteva tradire il patto che non aveva sottoscritto. Frutula poteva aspettare qualche anno prima di diventare una donna. Va a scuola di taglio e cucito per mettere un tessuto nuovo al suo futuro. Lo ha chiamato Prezioso neanche fosse un Frutto d’Amore

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