Caro Renzi, cari stimati componenti della direzione e parlamentari del Pd,

ciò che lascia sconcertati molti cittadini non è solo che la legge elettorale che vi accingete ad approvare abbia gravissimi difetti sotto il profilo degli interessi e del futuro dell’Italia (circostanze su cui in modo dettagliato e argomentato si sono già soffermati tra gli altri su la Repubblica Stefano Rodotà ed Eugenio Scalfari e su Il Fatto quotidiano Marco Travaglio), ma che insistiate in modo ultimativo, ed escludendo qualsiasi emendamento sostanziale, su una proposta che è dannosa innanzitutto per il vostro partito e per il personale ruolo e peso politico di Renzi stesso.

Valga il vero.

Oggi nei sondaggi il Pd di Renzi ha oltre dieci punti di vantaggio su Forza Italia, eppure con la legge che vi apprestate ad approvare Berlusconi avrebbe altissime probabilità di vincere di nuovo.

La legge prevede infatti che la coalizione che ottenga il 35% dei voti prenda tutto, e a concorrere alla coalizione possano essere un numero illimitato di liste, sia nazionali che locali. Non solo, dunque, a fianco di “Forza Italia” ci sarebbe la “Lega”, i post-fascisti di “Fratelli d’Italia” e magari i neonazisti delle più svariate “forze nuove”, ma anche una pletora di listarelle che raggiungerebbero percentuali irrisorie, da prefisso telefonico, ma che messe insieme potrebbero accrescere il bottino di un 2,3,4% decisivo: Pensionati per Silvio, Ecologisti per Silvio, Amici di Sgarbi e Santanchè, Con Silvio contro Equitalia, Partito dei consumatori liberali, Liberi Forconi, Rivolta fiscale, Moderati italiani, Precari che sperano, e chi più ne ha più ne metta.

Non si tratta di ipotesi satirica. In molte regioni e comuni abbiamo visto liste ben più bizzarre, talvolta decisive per vincere (se non fosse stato per le firme false).

Ad esse se ne aggiungerebbero altre, perfino più inquietanti. Il sistema dei piccoli collegi (118) offre chance fin qui impensabili ai ras locali del malaffare e della corruzione politica. O comunque del più tradizionale clientelismo. Una lista “Forza Nunzia” nel beneventano potrebbe addirittura conquistare direttamente uno o due deputati sui sei della circoscrizione, e comunque porterebbe all’ammasso dell’alleanza berlusconiana un preziosissimo “conquibus”, e l’esempio può essere moltiplicato per 118 (in Sicilia e Calabria, poi…).

La prospettiva di un tale sistema di voto sarebbe devastante per il paese, ovviamente, poiché incentiverebbe tutti i peggiori localismi e gli intrecci perversi politico-affaristico-mafiosi. Ma è prospettiva sicura e deriva ineludibile, se la legge resta quella che vi accingete ad approvare, e non preveda invece una norma che tolga dal computo dei voti validi per la somma dell’alleanza quelli di listarelle che non abbiano superato in almeno un terzo dei collegi una soglia minima di voti (il 2%, per dire). Unica via per scoraggiare il proliferare di tali liste.

Naturalmente questa autentica tabe, che stranamente non viene evidenziata, e meno che mai soppesata nei suoi effetti catastrofici, verrebbe ulteriormente potenziata dalla soglia bassissima prevista per il premio di maggioranza, appena un soffio oltre il terzo dei voti. Berlusconi ha invece perfettamente capito gli effetti “pro domo sua” del combinato disposto atto/omissione contenuto nel patto con Renzi. Atto: la soglia del 35%, che non a caso rifiuta tassativamente di portare al 40%. Omissione: il mancato vincolo anti-listarelle, che nessuno ha notato. Berlusconi di tali listarelle ne promuoverà a bizzeffe, e ripagherà i portatori d’acqua, che non saranno eletti in parlamento, con l’opulento sottobosco dei favori di prebende pubbliche lottizzate, una volta tornato al governo.

Eppure voi potreste stroncare sul nascere quest’ultimo sogno del condannato di Arcore, lasciando che vengano votati due emendamenti assolutamente ragionevoli: il 40% come soglia minima per il premio di maggioranza (in realtà è ancora molto bassa, ma al di sotto è perfino anti-costituzionale, secondo la sentenza della Corte), e la misura anti-listarelle (locali e/o nazionali), visto che la “ratio” dichiarata del patto Renzi-Berlusconi è quella di combattere la frammentazione e la moltiplicazione dei soggetti politici, e dunque nessuno potrebbe pubblicamente opporsi a tale emendamento.

Senza entrambe queste misure, penso che diventerebbe un’illusione, purtroppo già praticata in passato con Occhetto, Veltroni, Bersani in più appuntamenti elettorali, la tranquilla vittoria nelle urne che pure i sondaggi oggi promettono. E il ritorno a Palazzo Chigi del Caimano, benché ormai patentato come delinquente, potrebbe diventare un incubo assai realistico. Mentre con entrambe le misure sopraccitate, all’Italia questo baratro sarebbe risparmiato.

Come vedete, non mi sono voluto occupare di difetti e vizi della proposta elettorale che pure ritengo assai gravi rispetto al valore irrinunciabile di rappresentatività, che viene radicalmente sacrificato a quello di governabilità. Mi sono limitato a restare all’interno della logica stessa che avete voluto dare alla legge, agli obiettivi di governabilità e di non frammentazione dei soggetti politici che volete privilegiare, sottolineando due dettagli interni a questa stessa vostra logica. Ma dettagli che possono essere catastrofici. Per l’Italia, e anche per voi. Spero che riuscirete a liberarvi da ogni rischio di presunzione, a non sottovalutare l’oculatissima capacità di Berlusconi di seguire solo i suoi interessi, e spero che riuscirete più che mai a tenere a mente il detto latino che ci rammenta la necessità di uno sforzo incessante di razionalità e cautela: “quos deus perdere vult, dementat prius”.

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