Ormai è grande freddo tra il premier Enrico Letta e il segretario del Pd Matteo Renzi. Dopo la bordata del sindaco di Firenze al governo, Gradimento al minimo”,  a Palazzo Chigi in tarda serata c’è stato un confronto. Le due ore di colloquio però non sarebbero servite a fare opinione al leader democratico che ieri come nei giorni scorsi ha continuato a elencare quali devono essere le priorità del governo. E così questa mattina ecco il tweet con l’agenda: “Legge elettorale seria, via Senato e province, cambiare le regioni. Mi hanno votato per questo. Molti cercano di frenare. Ma io non mollo” scrive. 

Ieri Renzi non aveva lasciato molto spazio di replica: “Se mettiamo in fila i risultati di questi mesi e di questi anni, a livello istituzionale, mettiamo in fila una serie di fallimenti. Non siamo riusciti a fare legge elettorale in 10 mesi, è saltata ipotesi riforma costituzionale che il nostro partito ha votato in tre letture, e sul tema delle riforme abbondano i ministri scarseggiano i risultati”. Il presidente del Consiglio aveva replicato subito con una nota breve sostenendo di concordare con il segretario sulla necessità di dare un nuovo inizio all’azione dell’esecutivo delle larghe intese ma ha un giudizio diverso sui nove mesi di lavoro fatti “in uno dei tempi più complessi e travagliati della storia recente, che questo governo ha dietro le spalle”.

All’attivismo verbale del segretario risponde l’ex sfidante alle primarie Pippo Civati: “Vorrei fare subito un patto con Renzi. Vorrei dirgli che le rivoluzioni non le annunciamo ma le celebriamo dopo averle fatte perché stiamo promettendo tutti quanti da anni molte cose. Se la legge elettorale c’è siamo tutti contenti e finalmente diamo una risposta agli italiani che però si aspettano anche misure concrete sull’economia e di avere una classe politica al di sopra di ogni sospetto”. 

Sulla legge elettorale c’è il segretario della Lega Matteo Salvini che si dice disponibile a un incontro, c’è l’invito di Mara Carfagna al Cavaliere di osare quando incontrerà l’ex rottamatore, mentre viene escluso un incontro di Renzi con Grillo e Casaleggio dal senatore Nicola Morra del M5S. 

Intanto sulla norma il politologo di fiducia di Renzi, Roberto D’Alimonte, avrebbe messo a punto sistema “spagnolo made in Italy” e lo ha illustrato a Denis Verdini, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi. In un colloquio con il Corriere della Sera D’Alimonte spiega che  al centro dell’accordo che il segretario del Pd sta cercando “in prima battuta” con Forza Italia, c’è un sistema di tipo spagnolo con premio di maggioranza: 114 circoscrizioni elettorali con liste corte bloccate (da 6 o 4 candidati ciascuna) che innescano uno sbarramento altissimo perché con pochi seggi da assegnare in ogni circoscrizione passerebbero solo i candidati dei grandi partiti (o di quelli fortemente radicati in un territorio). Solo chi supera il 35% dei voti prenderebbe il premio di maggioranza del 15%. Ma il politologo non esclude una “seconda scelta”, il Mattarellum corretto con premio di maggioranza, o “una terza”, il doppio turno di coalizione. 

“Denis Verdini l’ho incontrato in più occasioni e mi sono subito trovato a mio agio. È molto preparato, addirittura appassionato della materia e credo di aver ottenuto la sua stima. Quando si parte da una base comune di conoscenze non ci sono infingimenti né trucchi. Il confronto è franco e tutto è più facile”. 

 

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