Ascoltare musica classica non rende più intelligenti. O almeno è quello che si sostiene uno studio condotto da Elizabeth Spelke e colleghi della Harvard University di Boston. La ricerca è la più completa e accurata svolta finora su questo argomento molto battuto e di interesse non solo per gli specialisti, ma anche per la gente comune affezionata all’idea che facendo studiare musica ai propri figli questi crescono più intelligenti.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, di fatto sfata il mito dell’effetto Mozart. Per anni sarebbe stata quindi alimentata l’illusione che mettendo in mano uno strumento musicale o uno spartito a bimbi anche piccolissimi si sarebbe data loro una marcia in più per lo sviluppo cognitivo. Si cominciò a parlare di ‘effetto Mozart’, e cioè di un effetto della musica sulle capacità cognitive, dopo un articolo su Nature. A questo sono poi seguiti altri studi ma, secondo la Spelke, nessuno dai risultati significativi.

Elizabeth Spelke ha coinvolto un campione di bimbi e rispettivi genitori dividendoli in due gruppi: il primo doveva seguire un corso di musica, gli altri un corso di arte. Seguendo le lezioni in modo attivo anche i genitori, i bambini potevano poi esercitarsi a casa con l’aiuto di mamma e papà. A fine corso le capacità cognitive dei bimbi dei due gruppi sono state controllate con una serie di test per valutare diversi aspetti e non sono emerse differenze significative tra i bimbi che avevano studiato musica e gli altri. Poi lo studio è stato ripetuto su un campione più folto sempre diviso in due gruppi. Stavolta il secondo gruppo semplicemente non doveva seguire nessun corso. Anche in questo caso non è emersa alcuna differenza significativa tra capacità cognitive dei bimbi ‘musicali’ e degli altri.

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